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11 SETTEMBRE

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    00 29/07/2005 15:24
    Chi come e quando decise gli attacchi dell'11 Settembre


    Quest'articolo apparve su vari giornali d'assoluta attendibilità, i nomi e i fatti sono controllati e controllabili. Eppure dopo poco di questa notizia non si parlò più.

    Tratto da Il tempo di Domenica 3 Febbraio 2002

    Un tenente della marina Usa, ora in carcere in Canada, aveva ottenuto
    informazioni top-secret in Russia sull'11 settembre. La spia che sapeva troppo indicò in anticipo i bersagli. "Il piano: consentire un attentato, impedire gli altri"

    di STEFANO MANNUCCI

    "VOSTRO onore, mi permette di chiamare il Pentagono?". Il 10 gennaio scorso, con una trovata degna di Perry Mason, l'avvocato Paul Slansky è riuscito a dimostrare che il suo cliente, Delmart Vreeland, non è un pazzo, come sostengono i governi di Stati Uniti e Canada.
    Attraverso il "viva voce", tutti i presenti nell'aula giudiziaria di Toronto hanno ascoltato ciò che diceva, da Washington, l'ignaro centralinista del Dipartimento della Difesa: "Il tenente Vreeland è identificato dalla sigla 0-3, questo è il suo diretto, questo il numero della sua stanza". Non è vero, dunque, come hanno tentato di
    dimostrare gli alti comandi militari, che l'uomo sia stato congedato per scarso rendimento nell'86. Ha ragione Vreeland: è tuttora un ufficiale della marina americana, da anni impegnato in missioni di intelligence. E ora, in carcere dal dicembre 2000 per reati connessi
    a frodi con le carte di credito, teme per la sua vita, sopratutto se si dovesse decidere l'estradizione negli Usa. In molti potrebbero
    avere interesse a tappare la bocca alla spia che sapeva troppo.
    I guai di Vreeland iniziano quando, nell'autunno di due anni fa, viene inviato in trasferta a Mosca con due compiti: investigare su un traffico intercontinentale di droga e acquisire documenti russi e
    cinesi che provino l'intenzione dei due Paesi di contrastare il progetto statunitense per lo scudo spaziale. Tra i suoi interlocutori all'ombra del Cremlino c'è un sedicente "analista di sistemi informatici", il 35enne Marc Bastien,dipendente dell'ambasciata
    canadese e agente del Csis, il servizio segreto di Ottawa. Il tenente Vreeland entra in possesso di una carta che forse non avrebbe voluto mai vedere: i russi scrivono che sono stati decisi attentati devastanti su una serie di obiettivi che comprendono il World Trade Center, il Pentagono, la Casa Bianca, le Sears Towers di Chicago, il
    Parlamento canadese, sedi di banche a Toronto, Ottawa e Montreal, centrali idroelettriche. L'informazione suggerisce che Osama Bin Laden ne è solo l'esecutore materiale, agli ordini di qualcuno più in alto, e il messaggio finale è di quelli che gelano il sangue: "Consentire solo un attacco. Impedire gli altri".
    A quel punto Vreeland tenta di avvertire i suoi superiori, e di segnalare la faccenda al Csis e alle Guardie a Cavallo della sede
    diplomatica canadese. Anche Bastien capisce che per lui le cose si mettono male: "Non mi fido di nessuno, qui a Mosca", confida. Nel frattempo, il tenente di marina lascia la Russia e viene arrestato
    non appena il suo aereo atterra a Toronto. Sul suo capo pende un mandato di cattura internazionale emesso dallo Stato del Michigan: l'accusa è di aver falsificato e utilizzato carte di credito a suo nome. È il 6 dicembre 2000. Sei giorni più tardi, Bastien viene trovato morto nel suo appartamento moscovita, "per cause naturali", dichiarano i medici. Ma sei mesi dopo, i risultati sulla salma tornata in patria dimostrano che Bastien era stato con ogni probabilità avvelenato. Qualcuno, forse una donna, aveva versato nel suo drink dosi massicce di un antidepressivo.
    In carcere, Vreeland tenta in ogni modo di far filtrare la "soffiata" sugli imminenti attentati. Ma non ha successo. Gli 007 statunitensi e canadesi continuano a ripetere che si tratta delle bugie di un
    ciarlatano, di un truffatore incallito. Così, l'11 o il 12 agosto 2001 (l'unica incertezza è sulla data esatta) l'ufficiale scrive tutto ciò che sa e lo chiude in una busta, consegnandola alla direzione del penitenziario. La lettera viene riaperta il 14
    settembre, quando troppe cose sono già accadute: scattano immediatamente gli allarmi in Nord America, a protezione dei bersagli segnalati.
    Il processo contro di lui, che vede agli atti l'affidavita con la missiva top-secret, è ancora in corso: la marina militare di
    Washington ha inviato alla Corte 1200 pagine di documenti in cui "risulterebbe" che Vreeland è stato congedato sedici anni fa. "È una prova della loro malafede - ripete un altro degli avvocati difensori, Rocco Galati - Tutto questo materiale è stato manomesso in modo persino grossolano: non sono riusciti a cancellare i dati di
    alcune visite mediche sostenute dal mio assistito nel 1990". Anche dopo la telefonata al Pentagono, l'accusa continua a seguire la pista del "pazzo", dell'"impostore", e i legali temono che qualcuno possa tentare di ucciderlo anche in cella, figurarsi una volta estradato negli Usa. I segnali non mancano, del resto, neppure per Slansky e Galati: con gatti impiccati alla veranda di casa, o auto danneggiate in apparenti atti di vandalismo.




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    00 29/07/2005 15:31
    CIA con o contro Bin Laden?

    di Jared Israel da www.zaratustra.it
    8 Novembre 2001

    Al fondo troverete allegato un articolo tratto dal quotidiano "Times of India". L’articolo cita il programma "Newsnight", trasmesso dalla BBC, nel corso del quale è stato affermato che l’amministrazione Bush ha ordinato all’FBI di abbandonare ogni indagine riguardante le connessioni terroristiche della famiglia bin Laden prima dell’attacco al World Trade Center.
    Secondo "Le Figaro" un agente della CIA incontrò bin Laden lo scorso Luglio. "Figaro" afferma che l’incontro avvenne mentre bin Laden era ricoverato nell’ospedale Americano di Dubai, uno degli Emirati Arabi Uniti. (6)
    Forse avrete letto l’articolo che abbiamo pubblicato alcune settimane fa contenente estratti di un’audizione al congresso [Americano N.d.T.] avvenuta lo scorso anno il cui tema era il terrorismo nell’area meridionale del continente Asiatico. Nel corso di tale audizione, il membro del Congresso Dana Rohrabacher accusò l’amministrazione Clinton di avere sabotato ogni tentativo d’arresto di bin Laden. (4)
    La versione ufficiale di questa storia vede Osama bin Laden rompere con la classe dirigente Americana ed il suo partner minore, l’Arabia Saudita, una decina d’anni fa e da allora cercare di distruggere l’Impero Americano: man mano che i fatti vengono alla luce diventa sempre più evidente il fatto che tutto questo è pura invenzione. Le dichiarazioni delle amministrazioni Clinton e Bush secondo le quali fu tentato, sfortunatamente senza successo, di sconfiggere un astutissimo bin Laden sono piene di falle.
    Queste sono solo alcune tra le più grosse.
    LO SCENARIO DELLA GUERRA DEL GOLFO
    Secondo la versione ufficiale bin Laden ruppe i rapporti con i governi Arabo ed Americano a causa della Guerra nel Golfo.
    Ciò può suonare plausibile ad orecchie Occidentali. Dopo tutto l’Iraq è un paese Arabo e lo stesso bin Laden è Arabo.
    Ma Iraq ed Arabia Saudita sono molto diversi. L’Arabia Saudita era, ed è, un paese sotto la tirannia della setta Wahhabi, fanatica e fondamentalista, la quale è sostenuta sia dalla "famiglia reale" Saudita, sia dalla ricca famiglia bin Laden. L’Iraq, al contrario, era un centro importante per la cultura Araba secolare.
    Bin Laden passò gli anni ’80 combattendo un governo secolare (sorretto da truppe Sovietiche) in Afghanistan. In seguito tornò in Arabia Saudita, dove:
    "In seguito all’invasione Irachena del Kuwait fece pressione sulla famiglia reale Saudita per organizzare un corpo di difesa civile all’interno del regno e per creare una forza di reazione tra i veterani della guerra Afgana con lo scopo di combattere l’Iraq". (dal "Pittsburgh Post-Gazette", Domenica 23 Settembre 2001, Edizione "Two Star", pagina A-12, "Come la Guerra Santa contro i Sovietici si ritorse contro l’America", di Ahmed Rashid)
    Ma per quale ragione Osama voleva "creare una forza di reazione … con lo scopo di combattere l’Iraq"?
    Nessuno può affermare con serietà che gli Iracheni avessero intenzione di attaccare l’Arabia Saudita. Il vero problema tra Iraq e Kuwait era il petrolio, ed in parte anche le conseguenze di una divisione geografia ereditata da tempi coloniali. Se controllate la carta della regione vedrete che il Kuwait sembra una piccola ma strategica propaggine ritagliata dall’Iraq. (Per la cartina, home.achilles.net/~sal/icons/iraq.gif )
    Il conflitto tra Kuwait ed Iraq era in realtà un conflitto locale. Tutto sta ad indicare che Saddam Hussein credesse che a) l’Iraq fosse in realtà sottoposto ad un attacco ad opera dal Kuwait, e la conseguente invasione sarebbe stata una sorta di contrattacco e che b) gli USA non sarebbero intervenuti.
    Il 22 di Settembre 1990, il "New York Times" ha pubblicato quello che sembra essere una minuziosa trascrizione di una conversazione tra Saddam Hussein e l’Ambasciatrice Americana April Glaspie. Questa conversazione avvenne il 25 di Luglio, otto giorni prima l’inizio dei combattimenti. Pubblicheremo la conversazione tra Hussein e Glaspie non appena possibile. Si tratta di materiale estremamente interessante. Nel corso di tale conversazione l’Ambasciatrice afferma che l’amministrazione Bush comprende il punto di vista Iracheno e non desidera immischiarsi in questa diatriba puramente Araba. Ad esempio l’Ambasciatrice Glaspie afferma:
    " …non esprimiamo alcuna opinione su conflitti tra stati Arabi, come in questa vostra disputa sulla linea di confine con il Kuwait … capiamo che dal punto di vista Iracheno le misure prese dagli Emirati Arabi Uniti, e dal Kuwait sono, in ultima analisi, paragonabili ad una aggressione militare contro l’Iraq." (New York Times, 22 Settembre 1990)
    È chiaro che Saddam Hussein volesse essere sicuro della neutralità Americana prima di intraprendere alcuna azione contro il Kuwait. Inoltre l’Arabia Saudita è, nel mondo Arabo, alleato chiave di Washington ed in questo paese si trovano enormi basi militari Americane, della cui esistenza, naturalmente, la classe dirigente Irachena era al corrente. Per queste due semplici ragioni l’idea che l’Iraq abbia mai pensato di attaccare l’Arabia Saudita appare assolutamente inconcepibile.
    Quale ragione avrebbe quindi spinto bin Laden a chiedere alla "famiglia reale Saudita di organizzare un corpo di difesa civile all’interno del regno"? O di "creare una forza di reazione tra i veterani della guerra Afgana con lo scopo di combattere l’Iraq". Non vi era alcuna apparente necessità di difendere il regno Saudita.
    Per quale ragione dunque bin Laden prese una posizione così provocatoria?
    Le spiegazioni più logiche sono a) che intendesse annientare l’Iraq poiché si trattava di uno stato Musulmano secolare o b) che stesse lavorando con la CIA e stesse tentando di fare aumentare lo stato di tensione tra l’Iraq e l’Arabia Saudita, o magari addirittura di provocare l’Iraq in un attacco preventivo contro l’Arabia Saudita per dare quindi una scusa agli USA per attaccare l’Iraq.
    Qualsiasi fosse la ragione era chiaro che bin Laden non fosse offeso dall’idea di dover combattere contro l’Iraq. Per quale ragione dunque, ascoltando la versione ufficiale, la Guerra del Golfo lo offese così tanto?
    La risposta ufficiale è che tale conflitto implicò la nascita di un’alleanza Arabo-Americana che bin Laden percepì come una dissacrazione dell’Arabia Saudita.
    Questo è un po’ troppo da digerire. Bin Laden aveva lavorato in stretta collaborazione con l’esercito Americano – la CIA per essere precisi – come rappresentante della "famiglia reale" Saudita in Afghanistan durante il decennio in cui la CIA allevava amorevolmente forze Islamiste destinate a combattere il governo Afgano e le truppe Sovietiche.
    Non stiamo parlando di un idealista, di un sant’uomo. Lui e la sua famiglia costruirono una fortuna sulla carneficina compiuta in Afghanistan. (Vedasi più avanti)
    Per quale ragione bin Laden sarebbe improvvisamente impazzito di rabbia quando il governo Saudita stava facendo le cose che lui stesso aveva fatto come rappresentante del medesimo governo?
    La ragione (ancora secondo la storia ufficiale) sarebbe l’ingresso di decine di migliaia di soldati Americani in basi Saudite al seguito di tale conflitto: questa massiccia invasione d’infedeli avrebbe dissacrato il sacro suolo Saudita.
    Inorridito, bin Laden ruppe ogni contatto con la "famiglia reale" Saudita e gli USA.
    BUON MATTONE NON MENTE
    Storia affascinante! Il sacro suolo che truppe di infedeli soldati Americani hanno apparentemente dissacrato è quello di una serie di complessi mantenuti segreti, costruiti nel corso degli anni 80 dall’Esercito Americano alla modica cifra (pagata per lo più dall’Arabia Saudita) di – tenetevi stretto – oltre 200 MILIARDI di dollari [all’incirca 400 mila miliardi di lire, N.d.T.].
    "Scott Armstrong: un programma da 200 miliardi di dollari che praticamente è stato portato avanti senza che nessuno vi rivolgesse alcuna attenzione. Classico esempio del procedere al di là delle regole del governo [Americano, N.d.T.].
    "Scott Armstrong: i Sauditi sono stati i principali sostenitori e finanziatori del più grande sistema d’armamento che il mondo abbia mai visto, in qualsiasi regione del mondo, il quale include 95 miliardi di dollari in armi che loro stessi hanno acquistato, ai quali hanno aggiunto altri 65 miliardi di dollari per infrastrutture militari e porti. Siamo riusciti a mettere in piedi un sistema interconnesso che ha una base di controllo che funge da comando operativo, altre cinque basi, ognuna delle quali è in grado a sua volta di operare da comando operativo, le quali si trovano in bunker in cemento armato, così robusto da poter resistere a qualsiasi tipo d’esplosione, inclusa una nucleare. Hanno costruito nove porti di notevoli dimensioni dove prima non c’era nulla, dozzine di piste d’atterraggio sparse un po’ dovunque nel regno. Adesso hanno centinaia di moderni aerei da combattimento Americani e la capacità di aggiungerne ulteriori centinaia. I Sauditi da soli hanno speso 156 miliardi per i quali io posso fornire prova documentale, riga per riga, oggetto per oggetto, in sistemi d’armamento e nelle infrastrutture necessarie a sostenerli." (Dal programma televisivo "FRONTLINE" #1112 Messo in onda il 16 Febbraio 1993, "La corsa alle armi in Arabia Saudita". Scott Armstrong è uno tra i migliori reporter investigativi e lavora per il "Washington Post")
    (Per la Webpage ufficiale in versione PBS di questo programma televisivo, connettetevi qui; per una trascrizione connettetevi qui)
    I contratti per la costruzione di queste basi, porti e piste vennero in parte affidati a imprese edili Saudite. La compagnia della famiglia di Osama, il "Saudi Binladin Group" (non inganni la diversità nel modo in cui il cognome viene scritto, si tratta della stessa famiglia) è in intimi rapporti con la famiglia reale Saudita; inoltre si tratta della più grande impresa edile di questo paese (ed un gigante nel campo delle telecomunicazioni).
    E così, sicuro come lo sono la morte e le tasse, il "Saudi Binladin Group" s’accaparrò una bella fetta di questi 200 miliardi di dollari. E mentre i bin Laden stavano costruendo queste basi per gli Americani, chi Osama pensava le avrebbe usate? I marziani?
    DEMOLIZIONE E COSTRUZIONE
    Tornando ai contratti d’appalto, pensate a cosa successe dopo l’attacco terroristico al complesso delle torri Khobar in Bahrein il 25 di Giugno 1996. Osama bin Laden fu accusato dagli Americani di avere ideato quell’attacco, che uccise 19 aviatori Americani e ne ferì altri 500.
    Successivamente venne costruito un nuovo complesso "super-sicuro":
    "Il complesso è molto probabilmente l’installazione operativa usata dall’esercito Americano con il maggior numero di guardie al mondo. Questo è chiaramente ciò che il generale dell’esercito Wayne A. Downing, ora in pensione, aveva in mente quando nel 1996 rilasciò un rapporto che criticava il sistema di sicurezza alle torri Khobar e raccomandava il rafforzamento delle misure di protezione.
    "… Per ironia del caso il complesso fu costruito dal gigante dell’edilizia "Saudi Binladin Group" – posseduto dalla stessa famiglia che produsse il terrorista internazionale Osama bin Laden, reietto nella sua stessa patria" (Dalla rivista "Air Force Magazine", Febbraio 1999).
    "Ironia" non è esattamente la parola che userei io, ma va bene lo stesso.
    CAVERNE AFFITTATE A CARO PREZZO
    Osama completò alcune costruzioni per gli infedeli anche in Afghanistan. Questo avvenne alla fine degli anni 80. Sotto contratto della CIA, Osama e la sua famiglia costruirono le "caverne" (1), del valore di diversi miliardi di dollari, nelle quali si narra adesso si stia nascondendo, costringendo di conseguenza America e Gran Bretagna a bombardare la Croce Rossa, la Mezzaluna Rossa, ed altre analoghe strategiche installazioni militari:
    "Portò con sé personale che lavorava per la ditta di suo padre, così come macchinario pesante per la costruzione di strade e magazzini per i Mujaheddin. Nel 1986 aiutò a costruire un complesso di gallerie finanziato dalla CIA, il cui scopo era fungere da polveriera, campo d’addestramento e centro medico per i Mujaheddin, il tutto in profondità al di sotto di montagne in prossimità del confine Pachistano."
    (dal quotidiano "Pittsburgh Post Gazette" di domenica 23 Settembre 2001, Edizione "Two Star", pagina A-12, "Come la guerra santa contro i Sovietici si ritorse contro l’America", di Ahmed Rashid)
    PER FAVORE NON MANDATECI QUELL’UOMO ORRIBILE!
    Dopo aver apparentemente rotto con i regnanti Sauditi – anche se dubitiamo fortemente della veridicità di tale storia – bin Laden si recò in Sudan. Il governo Sudanese si stancò presto della sua presenza. In Marzo 1996, il Generale Maggiore Elfatih Erwa, allora Ministro della Difesa Sudanese, offrì di estradare bin Laden in Arabia Saudita o negli Stati Uniti.
    "Il controspionaggio Sudanese, affermò, avrebbe volentieri tenuto d’occhio bin Laden per conto degli Stati Uniti. Se ciò non fosse stato sufficiente, il governo era pronto a metterlo sotto custodia ed a consegnarlo, anche se a chi non era molto chiaro. In una comunicazione, Erwa sostenne che il Sudan avrebbe preso in considerazione ogni incriminazione formulata legittimamente contro questo terrorista." (da "The Washigton Post", 3 di Ottobre 2001)
    Funzionari Americani rifiutarono l’offerta d’estradizione. L’articolo del "Washigton Post" che riporta questa notizia si dilunga nel citare funzionari Americani che tentano di spiegare esattamente perché rifiutarono tale offerta. I funzionari vengono citati spiegare che i Sauditi avevano timore di un contraccolpo fondamentalista se avessero imprigionato e condannato a morte bin Laden, che loro si sentivano offesi dal Sudan, così come gli USA si sentivano offesi dal Sudan, che gli Americani non avevano prove a sufficienza per poterlo processare. Tutto, in verità, a parte la spiegazione più semplice e logica: bin Laden era un bene degli Stati Uniti – magari un membro della CIA, o semplicemente qualcuno che la CIA aveva usato. Probabilmente i giornalisti del "Washington Post" stavano suggerendo questo tipo di spiegazione quando hanno scritto:
    "Incominciò un dibattito, che s’intensificò più avanti, sulla questione se gli Stati Uniti dovessero incriminare e processare bin Laden o se dovessero trattarlo come il combattente di una guerra clandestina". (da "The Washingon Post", 3 Ottobre 2001)
    L’enfasi va sulla parola "trattare", col significato di "fingere che fosse".
    In ogni caso l’offerta d’estradizione Sudanese fu rifiutata.
    "[Funzionari Americani] dissero, "Chiedetegli semplicemente di lasciare il paese. Non fatelo solo andare in Somalia". Erwa, il generale Sudanese, affermò nel corso di un’intervista: "Noi gli abbiamo risposto che si sarebbe recato in Afghanistan, e loro [i Funzionari Americani!] risposero "Lasciatelo andare"".
    "Il 15 di Maggio 1996, il Ministro degli Esteri Taha mandò un fax a Carney, che si trovava a Nairobi, nel quale abbandonava la richiesta di trasferimento di custodia. Il suo governo aveva chiesto a bin Laden di lasciare il paese, Taha scrisse, e lui sarebbe quindi stato libero di recarsi dove voleva". ("The Washington Post", 3 Ottobre 2001)
    Notate: "Noi gli abbiamo risposto che si sarebbe recato in Afghanistan, e loro [i Funzionari Americani!] risposero "Lasciatelo andare"".
    Questo è semplicemente agghiacciante.
    QUESTO SAREBBE ILLEGALE
    È incredibile che funzionari del governo Americano cerchino di giustificare il rifiuto all’offerta d’estradizione Sudanese con la ragione che l’amministrazione Clinton "non sarebbe stata in grado di incriminarlo ufficialmente dinanzi ad una corte Americana" ("Washington Post", 3 Ottobre 2001). Pensano forse che gli Americani non siano in grado di ricordare ciò che è successo l’altroieri? Ricordate ad esempio che lo stesso governo non esitò a bombardare il Sudan, l’Iraq e la Iugoslavia, e che tutti questi bombardamenti rappresentano il più grave caso di violazione del diritto internazionale? Per non parlare dell’Afghanistan.
    O della Croce Rossa. (5)
    Inoltre, secondo la rispettabilissima rivista "Jane’s Intelligence Review:"
    "In Febbraio 1995 le autorità Americane indicarono bin Laden e suo cognato Mohammed Jamal Khalifa come appartenenti ad un gruppo di 172 cospiratori, che non furono incriminati, che aiutò gli 11 Musulmani accusati per l’attentato al World Trade Center e progettava di far crollare questo monumento a New York. ("Jane’s Intelligence Review", 1 Ottobre 1995).
    Quindi bin Laden veniva indicato come cospiratore, anche se non incriminato come tale, già un anno prima che il Sudan offrisse di estradarlo.
    Perché il governo Americano non poté accettare l’offerta Sudanese di estradare bin Laden? Perché non lo incarcerarono, non si organizzarono al meglio e non lo misero sotto processo? Cos’aveva esattamente il governo Americano da perdere? Nel peggiore dei casi non sarebbero riusciti a farlo condannare e sarebbero stati obbligati a lasciarlo andare …
    FATELO SOLO ANDARE VIA, NON IMPORTA DOVE. MAGARI … IN AFGHANISTAN
    Instead, the U.S. asked Sudan to expel bin Laden, knowing full well that he would go to Afghanistan - and Kosovo and Macedonia. (2)
    Invece gli USA chiesero al Sudan di espellere bin Laden, sapendo perfettamente che sarebbe andato in Afghanistan – e Kossovo, e Macedonia. (2)
    Per inciso due anni dopo l’esercito Americano bombardò il Sudan, per la ragione che il governo Sudanese era alleato a bin Laden. Sembra in realtà che i migliori amici di bin Laden non si trovassero in Sudan (questa la ragione del Presidente Clinton per usare missili Cruise per bombardare e distruggere una fabbrica di medicinali Sudanese), ma sedessero all’interno del Dipartimento di Stato Americano.
    Ci sono moltissimi segnali che suggeriscono che bin Laden sia ancora in qualche modo collegato alla CIA:
    * Le sue attività in Afghanistan precedenti al 1990;
    * Le sue attività "dalla parte degli Americani" in Bosnia, Kossovo e, recentemente, in Macedonia; (2)
    * Il fatto che l’Amministrazione Clinton impedì al Sudan di estradarlo nel 1996;
    * Le convincenti argomentazioni del membro del Congresso Rohrabacher sul sabotaggio operato dall’Amministrazione Clinton contro ogni tentativo d’arrestarlo; (4)
    * La sua funzione da parafulmine per i dissidenti – nel senso di spingere coloro che si oppongono alla politica Americana ad appoggiare la sua visione Islamista ultra repressiva. Questo viene discusso nell’articolo "Bin Laden, il mostro terrorista. Seconda ripresa!", che potete leggere in emperors-clothes.com/articles/jared/taketwo.htm ;
    * La sua incredibile trasformazione nei confronti dell’attentato al World Trade Center. Inizialmente negò ogni coinvolgimento, affermando che "dozzine di organizzazioni terroristiche provenienti da paesi come Israele, Russia, India e Serbia potrebbero essere responsabili" (il che significa che era opera di Satana in persona) ed affermò che "al Qaeda non considera gli Stati Uniti un nemico". Ma solamente una settimana dopo rilasciò un nastro in cui sosteneva che "Dio Onnipotente ha colpito Gli Stati Uniti d’America nel suo punto più vulnerabile … quando il Signore Onnipotente rese vittoriosa una congrega di Musulmani, l’avanguardia dell’Islam, permettendo loro di distruggere gli Stati Uniti. Io chiedo a Dio di elevarne il prestigio e di garantire loro il Paradiso". Quest’ultima dichiarazione fu pre-registrata e rilasciata immediatamente dopo l’inizio dei bombardamenti Americani in Afghanistan: proprio quando, guarda caso, Bush aveva bisogno dell’onda d’emozioni che tale tipo di dichiarazione avrebbe provocato per poter "giustificare" ancora un’altra guerra illegale; (3)
    * Ed adesso questo servizio della BBC secondo cui l’amministrazione Bush soppresse indagini riguardanti legami tra membri della famiglia bin Laden e gruppi terroristici.
    Non vi sembra che tutto questo indichi una collaborazione lavorativa tra i servizi segreti Americani e Mister bin Laden?
    "SIAMO NEMICI MORTALI, PERCIO’ ACCETTA QUESTI 400 FUORI STRADA, TU, MALEDETTO!"
    Ho già illustrato i dubbi che nutro nei confronti della veridicità della "rottura" tra bin Laden ed i Reali Sauditi. Sul libro "Talebani: Islam militante, petrolio e fondamentalismo in Asia Centrale", di Ahmed Rashid, corrispondente dall’Afghanistan, Pakistan ed Asia centrale per il "Far Eastern Economic Review", leggiamo:
    "Sorprendentemente, solo poche settimane prima gli attentati alle Ambasciate Americane in Africa, il libro ci racconta … "Nel Luglio 1998 il Principe Turki visitò Kandahar e poche settimane dopo 400 nuovi fuori strada destinati ai Talebani arrivarono nella città, ancora con le targhe di Dubai"" (Citato in "La creazione chiamata Osama", di Shamsul Islam. Può essere letto in emperors-clothes.com/analysis/creat.htm
    Mi hanno detto che erano tutte Toyota.
    FAIDE FAMILIARI?
    Il punto finale. Parte della storia ufficiale di Osama racconta che l’elusivo bin Laden ruppe ogni rapporto con la sua famiglia a causa della sua visione politico-religiosa estremista e Fondamentalista.
    Veramente?
    Prendiamo in considerazione gli spezzoni di alcuni articoli i quali suggeriscono che magari dovremmo adottare un atteggiamento estremamente scettico:
    1) "… quando Osama bin Laden prese la decisione di unirsi ai guerriglieri non-Afgani che combattevano con i Mujaheddin la sua famiglia rispose entusiasticamente". (da il "Pittsburgh Post-Gazzette" del 23 Settembre 2001)
    2) L’intera famiglia è nota per la sua posizione Islamista estremamente conservatrice (Wahhabi): "Suo padre viene riconosciuto in queste regioni come un uomo di idee religiose e politiche profondamente conservatrici ed è altresì noto per il suo profondo disgusto per le influenze non Islamiche che sono visibili negli angoli più remoti dell’antica Arabia". UPI citato in www.newsmax.com/archives/articles/2001/1/3/214858.shtml
    3) È vero che le faide familiari esistono. Anche all’interno di tipiche famiglie Americane possono scoppiare delle guerre. La gente litiga. E la gente fa pace.
    Ma Osama non appartiene ad una "tipica famiglia Americana". Proviene da un clan rurale Yemenita profondamente conservatore. Queste famiglie non cadono in stupidi litigi. E non evitano di parlarsi per dieci anni e poi fanno pace ed è come non fosse successo niente:
    "Anche se crebbe in Arabia Saudita, nella città di Jiddah, all’incirca mille chilometri all’interno della penisola Arabica, quelli che lo conoscono dicono che abbia conservato le caratteristiche proprie del proprio popolo, nel remoto Yemen: estremamente selettivo ed intensamente conservatore nella sua adesione alle interpretazioni più rigorose dell’Isalm". www.newsmax.com/archives/articles/2001/1/3/214858.shtml
    4) Se in questi clan ci sono faide, possono essere estremamente violente. Per cui sembra essere estremamente improbabile che Osama sia stato disconosciuto dal suo clan familiare (come i racconta la storia ufficiale) ma nel contempo mantenga rapporti cordiali con i membri della stessa. Considerate quest'articolo:
    "Funzionari dell'Ufficio [di sicurezza nazionale] in certe occasioni hanno mostrato delle registrazioni di bin Laden che parla con la propria madre per impressionare alcuni membri del Congresso o ospiti selezionati". (citato nel "Baltimore Sun", 24 Aprile 2001)
    E questo:
    "Costruzioni bin Laden per l'esercito Americano"
    di Sig Christenson; articolista per l'"Express-News"
    "Membri della famiglia bin Laden hanno affermato di aver perso contatto con il loro fratello, il quale si rivoltò contro il governo Saudita dopo essersi unito ai guerriglieri Islamici nel corso dell'invasione Sovietica dell'Afghanistan nel 1979.
    "Ma Yossef Bodansky, direttore della "Task Force contro il Terrorismo e Guerra non Convenzionale", affermò che "Osama mantenne contatti" con qualcuno delle sue due dozzine di fratelli. Non scese nello specifico". (dal "San Antonio Express-News", 14 Settembre 1998)
    Ed in ultimo, da "Le Figaró":
    "Mentre era ricoverato in ospedale [l'ospedale Americano di Dubai, nel Luglio 2001] bin Laden ricevette diversi visitatori, tra cui alcuni membri della sua famiglia e prominenti rappresentanti della famiglia Saudi e delle famiglie regnanti negli Emirati" (6)
    Segue l'articolo del "Times of India".
    Jared Israel
    =======================================
    Bush impedì ad agenti dell’FBI di investigare la famiglia Laden.
    "Times of India", 7 Novembre 2001
    di RASHMEE Z AHMED
    TIMES NEWS NETWORK
    LONDRA: L’America avrebbe dovuto essere considerata lei stessa responsabile per gli eventi dell’11 di Settembre perché l’Amministrazione Americana stava usando i "guanti di velluto" nei suoi tentativi di rintracciare Osama bin Laden ed "altri fanatici collegati all’Arabia Saudita". Questo è il risultato di una speciale investigazione della BBC che implica uno schiacciante atto d’accusa nei confronti dei due presidenti Bush e della politica estera Americana.
    Questo rapporto, che la BBC dichiara essere basato su di un documento segreto dell’FBI, numero 1991 WF213589, proveniente dall’ufficio di settore dell’FBI di Washington, sostiene che il cinismo della classe dirigente Americana e le "connessioni tra la CIA e l’Arabia Saudita e le famiglie Bush e bin Laden" possono essere le reali cause della morte di migliaia di persone nell’attentato al World Trade Center"
    L’investigazione, che fu trasmessa all’interno programma d’attualità della BBC "Newsnight", racconta come all’FBI fu ordinato di "mollare" ogni indagine su uno dei fratelli bin Laden, Abdullah, il quale era legato alla "Associazione Mondiale della Gioventù Musulmana (WAMY), finanziata dall’Arabia Saudita", un’organizzazione sospettata di essere terroristica, "i cui conti non sono ancora stati congelati dal Tesoro Americano, nonostante sia stata bandita dal Pakistan alcune settimane fa e l’India affermi che sia collegata ad un’organizzazione coinvolta in diversi attentati in Kashmir".
    "Newsnight" racconta di una lunga storia di connessioni "piene d’ombre" tra America ed Arabia Saudita, non ultime le "relazioni d’affari" dei due presidenti Bush con i bin Laden. Un altro insidioso legame fu rivelato dall’ex capo dell’ufficio visti Americano a Jeddah.
    Il funzionario disse di essere stato molto preoccupato per visti concessi ad un largo numero di persone "che non avevano i requisiti necessari", "senza legami familiari d’alcun tipo con l’America o l’Arabia Saudita". Solo più tardi scoprì che non si trattava di "una truffa in un giro di visti", ma parte di un largo progetto in cui giovani uomini "arruolati da bin Laden" venivano smistati "per essere addestrati dalla CIA in azioni terroristiche", dopo di che venivano mandati in Afghanistan.
    Reiterando una famosa dichiarazione di un ex partner d’affari di George W Bush, la BBC afferma [Bush, N.d.T.] che fece il suo primo milione [di dollari, N.d.T.] 20 anni fa con una compagnia il cui capitale era posseduto dal fratello maggiore di Osama, Salem. Ma continua aggiungendo la seguente inquietante asserzione: entrambi i presidenti Bush possiedono remunerativi pacchetti azionari della Carlyle Corporation, così come i bin Laden. Questa è partita come una piccola compagnia privata ed è adesso uno dei maggiori appaltatori del Ministero della Difesa. I bin Laden vendettero la loro quota della Carlyle subito dopo l’11 di Settembre, ci viene detto in questo programma.
    Politici Americani dissero in seguito alla BBC che rifiutavano ogni accusa che l’establishment Americano avesse richiamato i cani da caccia dei servizi segreti dalle tracce di bin Laden e della Casa reale Saudi a causa di interessi strategici in Arabia Saudita, il paese con le più grandi riserve di petrolio al mondo.



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    00 04/08/2005 19:27
    Torri gemelle: crolli passivi, o demolizioni controllate


    E' noto come le Torri Gemelle fossero state progettate per reggere all'impatto di mutlipli aerei commerciali, grazie alla poderosa serie di piloni centrali di acciaio di supporto, ed alla particolarissima struttura esterna, a maglie in acciaio incrociate, che permetteva di redistribuire il carico su quelle restanti, in caso che una parte di esse fosse venuta a mancare. Ed infatti, ambedue gli edifici avevano retto egregiamente agli impatti, oscillando, scricchiolando e vibrando per qualche minuto, prima di ritornare stabili e immobili, con il carico redistributo ben sotto i margini di tolleranza.

    E gli incendi stessi, sviluppatisi a causa della fuoriuscita di kerosene, erano durati molto poco, senza mai raggiungere, nemmeno al momento delle esplosioni, le temperature necessarie ad indebolire l'acciaio delle strutture portanti. Svariati studi di architettura hanno respinto con decisione l'ipotesi dell'indebolimento progressivo dell'acciaio, ricordando che prima dei crolli il fumo di ambedue gli incendi era addirittura diventato nero, segno evidente...

    ... che le fiamme avevano ormai finito di consumare il materiale disponibile. Nel frattempo, si era vista gente affacciarsi dalle voragini stesse provocate dagli aerei, a conferma che in quella zona non ci potessero essere i 1500 gradi necessari a fondere l'acciaio. Inoltre, molte persone che stavano ai piani superiori, sono riuscite a scendere fino a terra, attraversando quindi i piani incendiati. Hanno tutte raccontato di aver incontrato moltissimo fumo, ma un calore minimo. La seconda Torre, poi, ha visto all'interno un incendio ancora minore, poichè la maggior parte del carburante è fuoriscita in diagonale, esplodendo nella terribile palla di fuoco che tutti abbiamo visto in TV.

    Eppure, inspiegabilmente, misteriosamente, improvvisamente, dopo aver retto per circa un'ora ciascuna, le Torri sono ambedue crollate, accartocciandosi su se stesse, in maniera praticamente identica, tanto rapida quanto simmetrica, e senza minimamente danneggiare gli edifici circostanti. Il solo fatto che due Torri di 400 metri cadano, nel centro di Manhattan, senza colpire uno solo degli edifici circostanti, è certo da Gunness dei primati.

    Stessa sorte, ancora più inspiegabile, è toccata nel pomeriggio al WTC7, un grattacielo in cemento armato di 40 piani, che aveva subito solo un incendio limitato, e non era stato nemmeno sfiorato dagli aerei. Un grattacielo molto simile ha bruciato di recente, a Madrid, per oltre 48 ore, sviluppando temperature decisamente superiori, senza che la struttura di acciaio cedesse minimamente in alcun punto.

    Dall'inizio della storia dell'ingegneria civile, nessun grattacielo in cemento armato era mai crollato per effetto del fuoco. L'11 Settembre 2001, nello stesso luogo, e nell'arco di poche ore, ne sono caduti addirittura tre fra i più moderni e robusti del mondo.

    Il fatto che vi siano molte testimonianze che parlano di "multiple esplosioni", avvenute prima e durante i crolli stessi; il fatto che i detriti siano stati lanciati con forza in orizzontale, a grande distanza, e addirittura verso l'alto; il fatto che tutto si sia ridotto in polvere finissima, senza che sia rimasto un solo blocco di cemento intatto; il fatto che tutto l'acciao dei piloni rimasto sia stato svenduto o riciclato in gran fretta, senza che nessuno potesse prima analizzarlo; il fatto che la proprietà - a sua volta fresca di poche settimane - avesse appena stipulato un vantaggiosissimo contratto assicurativo contro attacchi terroristici (ha di recente incassato 7 miliardi di dollari), e tanti altri particolari che qui non c'è spazio per illustrare, hanno fatto pensare a molti che si fosse trattato di demolizioni controllate.

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    00 07/08/2005 16:57
    www.pentagonstrike.co.uk/pentagon_it.htm#Main

    L'attacco al Pentagono con un aereo di linea è stato solo un bluff...e su questo link ne avrai la conferma...
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    00 10/09/2005 15:46
    11 SETTEMBRE...QUATTRO ANNI DOPO
    Lentamente, la verità sull'11 Settembre comincia a prendere forma, e soprattutto consistenza. Almeno per chi la vuole vedere, naturalmente.

    Grazie alla pervicacia dei mille "detectives in pantofole" - gli instancabili ricercatori dell'11 Settembre in Internet - e grazie soprattutto al loro spirito di collaborazione, che si estende ormai a tutto il mondo, la paziente ricostruzione degli eventi di quel giorno comincia ad avere finalmente quell'aria di credibilità che manca del tutto alla versone ufficiale.

    Hanno cominciato in sordina nel 2002, i primi "blogghisti" che commentavano esterrefatti il contenuto del libro di Meyssan, L'Effroyable Imposture, da poco uscito in Europa, ma mai arrivato ufficialmente negli Stati Uniti.

    Poi sono nati dei siti veri e propri, che raccoglievano quel poco di informazione allora a disposizione di tutti, e cercavano in qualche modo di riorganizzarla in maniera sensata. Si trattava soprattutto degli articoli originali della stampa statunitense, i quali però, una volta messi a confronto, ...

    ... cominciavano a mostrare evidenti segni di contraddizione nella versione ufficiale.

    Perchè il Washington Post - ci si chiedeva ad esempio - nella sua edizione straordinaria delle 4 del pomeriggio (del giorno 11), parlava ripetutamente di "un missile con le ali", che molti testimoni avevano visto colpire il Pentagono, ma poi nulla di ciò è più ricomparso sulle pagine di nessun giornale?

    Come ha fatto l'FBI a darci i nomi di tutti i dirottatori, con tanto di fotografia, in sole 48 ore, quando sei mesi dopo esce un articolo che afferma che almeno la metà dei dirottatori era del tutto sconosciuta alle autorità statunitensi, al momento degli attentati?

    Perchè mai Attà sarebbe partito per Portland, la sera del 10, per poi dover prendere un volo locale, alle 5 del mattino, che lo riportava a Boston, costringendosi ad una coincidenza con il volo per Los Angeles così stretta che gli sarebbe costata la perdita della valigia? (Visto soprattutto che quella valigia regalava agli investigatori il suo passaporto, i "manuali di volo", il testamento autografo, e le "ultime istruzioni" per i morituri?)

    Perchè la Rice disse che nell'amministrazione non avevano mai pensato ad un attacco fatto con aerei civili sequestrati, quando poi il suo vice Clark la smentisce clamorosamente, in un libro uscito l'anno dopo? Eccetera eccetera.

    Dice infatti un cartello, affisso in molte delle stazioni di polizia americane, "nessuno ha una memoria così buona da riuscire a mentire per sempre, senza prima o poi contraddirsi."

    La crescita spontanea di questi siti portò presto alla sua conseguenza naturale - che è poi la quintessenza di Internet - e cioè quella di poter "collegare" in tempo reale, "trasversalmente", qualunque tipo di informazione con qualunque altra. Il sito A mandava così al sito B, il sito B al sito C, ciascuno scopriva qualcosa di nuovo, ed ecco nascere, altrettanto spontaneamente, il "9/11 Truth Movement", senza che nessuno lo avesse mai invocato.

    A questo punto iniziò la prima fase di sintesi, che si cristallizzò in una serie di libri come Painful Deceptions di Eric Hufschmidt, The New Pearl Harbor di David Griffin, The War on Freedom di Ahmed Nafeez.

    Parallelamente, nacquero anche i primi "film" sull'11 Settembre, che sono in realtà il frutto di un paziente lavoro di assemblaggio, fatto con spezzoni video e foto originali degli eventi di quel giorno, commentati da autori come Eric von Kleist (In Plane Site), o lo stesso Eric Hufschmidt (Painful Questions).

    Ci fu infine chi raccolse il lavoro di tutti questi autori, sia di libri che di film, e iniziò a cercare di diffonderlo "fra le masse", con interventi alla radio, in pubbliche conferenze, in interviste e dovunque possibile. Questa diffusione a livello popolare portò a sua volta ad un nuovo afflusso di utenti verso la rete, alla ricerca di conferme di quanto appreso in pubblico….

    Si giunge così a cavallo fra il 2003 e il 2004. Il "problema 9/11", da lontano fantasma frutto di qualche mente malata, è diventato una realtà sia per chi ha il coraggio di guardarla in faccia, sia per chi preferisce volgere altrove lo sguardo. Costui infatti può ancora rifiutarla, ma non può più dire di non sapere che esista un problema.

    Da qui in poi inizia una seconda fase, molto più delicata e meno spontanea, in cui vengono a cambiare I parametri di fondo all'interno del "911 Truth Movement".

    Qualcuno si deve infatti essere accorto di quello che sta succedendo in rete, ed ha iniziato a diffondere "disinformazione" in maniera tanto subdola quanto sistematica.

    Finito lo spontaneismo univoco, la spaccatura cresce lentamente, fino a diventare palese nell'estate del 2004, con il film di Michael Moore "Fahrenheit 911". Vince a Cannes, trova ampia distribuzione negli Stati Uniti, e sembra per un attimo mettere in crisi addirittura la rielezione di George W. Bush. Ma la sua scelta - discutibile ma comprensibile - di limitarsi a denunciare una "mezza verità" (le complicità delle famiglie Bush e bin Laden, ma non le vere responsabilità degli attentati), finisce per regalare alle famose "masse" un succulento appiglio, sul quale attestarsi senza doversi scomodare fino in fondo: è la nota tesi del "se lo sono lasciato succedere".

    In inglese nascono addirittura due sigle, TLIH, e TMIH. per definire le due posizioni di fondo: they let it happen, e they made it happen (lo hanno lasciato succedere, lo hanno fatto succedere).

    Noi abbiamo più volte mostrato come in realtà la prima tesi sia improponibile, da un punto di vista logico, ma ormai ha preso piede un pò dappertutto, ed il danno è fatto. (Paradossalmente infatti è molto più difficile convincere un TLIH della colpevolezza degli alti comandi americani, che non farlo con una persona che sia ancora convinta della validità della versione ufficiale. Più il balzo è grande, in un certo senso, più è facile vederlo).

    Oggi, a quattro anni di distanza, quello dell'11 Settembre è diventato un universo troppo ampio per essere definibile in qualunque modo. Ci si perde dentro, da qualunque parte si entri, e indipendentemente dal livello di conoscenza che se ne abbia. Diventa quindi utile cercare almeno di stabilire dei punti fermi, oggettivi, che sono emersi in questi anni di ricerca, e che vanno separati da quel nuvolone di ipotesi, illazioni e sospetti che debbono comunque essere sottoposti, in ultima analisi, ad una valutazione soggettiva. (Ampia documentazione a supporto di quanto segue è naturalmente disponibile nella Sezione 11 Settembre del sito).

    1- L'attentato del '93 alle Torri Gemelle fu condotto con la piena complicità, se non per diretta volontà, dell'FBI.

    2 - Molteplici legami, soprattutto di natura economica, sono stati accertati fra i vari "terroristi" ed i servizi segreti pakistani, che a loro volta sono stettamente collegati a quelli occidentali.

    3 - Di fronte ad alcune immagini, sulla cui veridicità non esistono dubbi, è praticamente impossibile sostenere che contro il Pentagono si sia schiantato un Boeing 757, senza rischiare di apparire ridicoli. (Nel momento in cui sia stato un qualunque altro velivolo a colpire il Pentagono, e non avendo questo certo potuto partire dal giardino di una villa qualunque, ciò implica automaticamente la complicità di almeno una parte degli alti livelli della difesa americana).

    4. Parallelamente infatti, non è mai stata spiegata in alcun modo la completa debacle della difesa aerea americana, mentre stupisce il fatto che nessuno sia stato nè punito nè anche soltanto messo sotto accusa per questa "figuraccia" a livello mondiale.

    5 - Altrettanto inspiegabili, alla luce della documentazione visiva e delle testimonianze emerse nel tempo, i presunti crolli passivi delle Torri Gemelle, ed ancor di più del WTC7, che rappresenterebbe in questo caso un vero "miracolo all'incontrario" dell'ingegneria moderna.

    6 - Di fatto tutti gli agenti dell'FBI che in qualche modo sono stati sospettati di aver messo le pastoie alle indagini, permettendo così agli attentati di avere luogo, sono stati promossi di grado.

    In aggiunta, rimandiamo direttamente alla lista che trovate nel capitolo [url=http://www.luogocomune.net/site/modules/911/?filename=911/conc/riasrias.html"Un riassunto del riassunto", nella Sezione 11 Settembre.

    Da qui in poi, sta a ciascuno di noi trarre le sue conclusioni. Ci sia permesso solo di ricordare che qui non si tratta di esprimere una semplice opinione, pro o contro: agli attentati dell'11 Settembre sono state fatte conseguire guerre, costate centinaia di migliaia di vite, che sono ancora in corso, e per le quali è stato necessario il nostro avallo, espresso attraverso le nostre democratiche istituzioni.

    Dopo 4 anni di disorientamento e di confusione, in parte comprensibili, è giunto il momento per ciascuno di assumersi, di fronte ai fatti dell'11 Settembre, le proprie responsabilità di cittadino del mondo. Anche questo, volendo, è "globalizzazione".
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    00 23/09/2005 22:43
    www.arcoiris.tv/modules.php?name=Downloads&d_op=getit&lid=3115&ext=...

    Su questo link troverete la verita sulla fatidica data che ha cambiato il mondo, vedrete la grande vergogna che Bush cerca di nascondere da quel fatidico giorno.
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    00 27/09/2005 21:01
    Sono stato autorizzato da ambedue a farlo, e quindi racconterò con piena tranquillità quello che mi è successo nelle scorse settimane con i giornalisti di due testate di settimanali italiani, Panorama e News. I loro nomi d'altronde non sono necessari, è la storia in sè che ci interessa.

    Il primo si fece vivo dopo che fu messo in rete, con relativo clamore, il segmento sul crollo delle Torri (ora parte integrante del film "Quattro anni dopo"). Chiacchierando al telefono, si qualificò come un responsabile di alto livello dell'attualità. Non ricordo il termine esatto che usò, ma di certo era "capo" di qualcosa, e ne trassi l'impressione di una persona con un certo spazio decisionale, all'interno della sua struttura.

    La sua "apertura di gambetto" fu, parafrasata, di questo genere: "Ma cosa sarebbe 'sta storia che le Torri non sono crollate da sole? Non staremo mica dicendo sul serio, per caso?"

    Umile ed attento (inizialmente credevo che fosse la classica trappola ...

    ..."disinformatica"), passai le due ore seguenti "teleguidandolo", via telefono, attraverso la Sezione 11 Settembre del nostro sito. Al termine del tour, che si era concluso davanti alla facciata del Pentagono colpito, la sua posizione era diventata: "Ma è chiarissimo, non c'è storia! Lì col cazzo che ci è entrato un Boeing!"

    Nel frattempo, mi ero tristemente reso conto che l'apparente fintatontaggine iniziale era invece pura e genuina ignoranza dei fatti.

    Man mano che realizzavo questo, durante la conversazione, risuonavano nella mia mente le parole "attualità… Panorama…. il settimanale… Panorama… Non ha detto, la pagina della cucina di Annabella. No, ha detto proprio Panorama…. Ha detto l'attualità di Panorama!"

    Al momento di tirare le somme, ero ovviamente io più stupito di lui. Glielo confessai, e dissi che avrei voluto raccontare questa storia sul nostro sito, dove siamo invece tutti convinti che loro non siano che una masnada di vigliacchi traditori. Mi autorizzò tranquillamente a farlo, spiegandomi - almeno per quel che lo riguardava - che fino ad allora si era fidato di quello che gli diceva il suo direttore, che "quelle in Internet sull'11 Settembre sono tutte cazzate".

    A quel punto iniziò a pianificare, "a voce alta", come avrebbe messo in edicola "lo scoop dall'anno".

    Mi permisi allora di essere leggermente scettico, e gli chiesi se per caso poteva immaginarsi cosa avrebbe pensato il suo Editore di un articolo del genere. Mi disse che tutto dipendeva da come si presentano le cose. "Se io do la semplice notizia che esiste questo filmato, e che esiste un sito italiano così ben documentato sulla faccenda, non sono obbligato a prendere necessariamente una posizione".

    In quel momento ricordai di aver letto da qualche parte che l'obbiettività giornalistica è una pura chimera, perchè il semplice fatto di scegliere una notizia e di ignorarne un'altra è già una presa di posizione, ma non dissi nulla. In fondo, pensai, saprà ben lui con chi ha a che fare. Pur senza illudermi, gli feci quindi tanti auguri, pregandolo in ogni caso di tenermi aggiornato.

    Non l'ho mai più sentito.

    Dimenticavo di dire che la telefonata di due ore, fra gli Stati Uniti e l'Italia, l'avevo pagata io.

    Il secondo caso merita di essere raccontato soprattutto in luce del primo.

    Io sinceramente - mancando dall'Italia da qualche anno - non sapevo nemmeno che News, "il nuovo settimanale diretto da Andrea Monti", esistesse.

    Dopo che mi ebbe contattato un loro giornalista, "per intervistarmi su questa storia dell'11 Settembre", corsi a dare un'occhiata alla versione in rete, tanto per non fare proprio una figura barbina. Ricordo che pensai "a prima vista, sembra un numero estivo di Panorama degli anni ottanta". Erano anni, quelli, in cui già "non succedeva niente" - secondo loro - nei normali mesi dell'anno, e quindi in agosto la mancanza assoluta di contenuti diventava accecante. Se ben ricordo, il dilemma più lacerante, in quelle lontane estati, era "capezzolo sì, capezzolo no".

    In compenso il giornalista di News fu molto più modesto e ragionevole. Disse subito di avere un vice-direttore "che difficilmente ci sente da quest'orecchio", ma disse anche che intendeva impostare più genericamente l'articolo sul fenomeno dei siti internet che si occupano dell'11 Settembre, e la cosa mi sembrò molto più saggia e meno improponibile a livello politico. Si dimostrò inoltre preparato sull'argomento, abbastanza almeno da non dovergli spiegare che l'acciaio non si "smolla" alla semplice vista di un fornello di Camping-Gaz.

    Confesso anche che, mentre mi lanciavo nella mio inarrestabile sproloquio sull'11 Settembre*, covavo un meschino sentimento di vendetta, contro il "big" che non si era nemmeno più degnato di farmi sapere quanti cazzotti in faccia avesse preso dal suo direttore.

    Purtroppo però non ho mai piu sentito nemmeno questo secondo giornalista. (Se non altro, questa volta la telefonata l'aveva pagata lui).

    Ho scoperto in seguito che Andrea Monti fu direttore di Panorama negli anni ottanta. Da allora, non so perchè, non riesco più a liberarmi da una strana sensazione di presa in giro.

    Massimo Mazzucco


    * Avviso per i contagiati piu recenti. Il Morbo di Aschroft, da un certo punto in poi, degenera in una situazione in cui il malato non può più accennare alle Torri, al Pentagono, o a qualunque altro aspetto del 9/11, senza dover esporre, fin nel minimo dettaglio, TUTTA la sfilza di prove contro la versione ufficiale. Come le ciliegie, l'una tira l'altra. Tempo medio per la piazzata, aggiornato alle rivelazioni piu recenti, due ore e quattordici minuti, compresa una pausa per prendere fiato e bere un bicchier d'acqua a metà percorso.

    (Verso la fine la vista si offusca, il calore si fa insopportabile, e solo quando la moglie ti dice "calmati, amore, che sei tutto sudato", ci si rende conto che gli amici sono già andati via tutti da un pezzo.)


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    00 01/10/2005 13:09
    Ci voleva un animale di cultura inferiore, un fanatico islamico arretrato di qualche millennio, per arrivare a capire quello che tutti gli intelligentoni dell'elite bianca e cristiana non riescono a capire: forse non sono stati gli aerei a buttare giù le Torri Gemelle.

    Varie volte avevamo scritto, nei numerosi articoli dedicati all'11 Settembre, che "i pompieri sanno". E non può non essere così, almeno per chi conosce un pò a fondo la faccenda, ed è al corrente delle mille testimonianze di "esplosioni", da loro riportate poco prima di restare sepolti sotto le macerie.

    Curioso sarebbe altrimenti che il FDNY, il corpo pompieri di New York, che ha perso più di trecento "fratelli" nel disegno criminale di quel giorno, si fosse scelto come nuovo cappellano …,

    … proprio un islamico, l'Imam Intikab Habib.

    E' stato lui a dire in un'intervista, concessa il giorno prima di assumere il nuovo incarico, di avere dei grossi dubbi sulla versione ufficiale dei fatti di quel giorno.
    "Ho sentito specialisti dire che mai nella storia un edificio in acciaio era caduto per sola causa del fuoco - ha detto - Ci vogliono due o tre settimane per demolire un edificio del genere. Mentre è stato tirato giù in un paio d'ore. Sono stati i 19 dirottatori a farlo, o c'è stata una cospirazione?"

    Essendo cappellano Habib, che è originario della Guyana, è naturalmente convertito al cristianesimo, ma la sua dichiarazione è arrivata quando l'intervistatore gli ha chiesto se pensava che i pompieri avrebbero avuto qualche obiezione ad avere un cappellano che aveva ricevuto la sua educazione in Arabia Saudita.

    Il portavoce del FDNY ha fatto sapere che il cappellano è stato scelto in base alle sue credenziali di tipo spirituale, e non alle convinzioni politiche.

    Chissà se un giorno le due cose troveranno finalmente la loro sistemazione definitiva, ciascuna al livello che le compete, senza più fare quella vergognosa confusione che contraddistingue in maniera particolare i nostro leader politici "di cultura superiore"?

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    00 01/10/2005 14:27
    ...Ieri sera ho portato la mia macchina dal meccanico. Quando sono arrivato (vivo in una città degli Stati Uniti), c'era parcheggiata fuori, fra le altre auto in riparazione, un'ambulanza del locale Fire Departement, il Corpo dei Pompieri. Nell'ufficio c'era un pompiere, vestito in divisa "civile" (molto simile a quella dei poliziotti), che stava pagando il conto. Mentre la sua radio, appesa alla cintura, gracchiava comunicazioni di servizio, ho notato sulla spalla il distintivo rosso e oro della sua unità che luccicava con orgoglio, e mi è venuto istintivo dire: "Fire Department, i veri eroi di oggi! Gli unici che rischiano la vita per gli altri senza guadagnare una lira". Il pompiere, senza alzare gli occhi dalla fattura che stava firmando, ha annuito con la testa e ha risposto "Puoi ben dirlo, amico".

    Poi si è tirato su, e mi ha guardato dritto in faccia. Era un nero alto quasi due metri, con gli occhi scuri e pungenti e col sorriso largo quanto la mascella. A quel punto non ho saputo resistere: "E' vero quello che ho letto da qualche parte - gli ho chiesto - che i "fratelli" di New York non avevano le radio adatte per lavorare in edifici così alti,

    ... mentre la polizia le aveva, e così molti poliziotti hanno fatto in tempo a scappare, e loro no?"

    Il sorriso era di colpo scomparso, e lo sguardo da pungente si era fatto distante, vuoto, inavvicinabile. Ha annuito appena con la testa, facendo una smorfia di dispiacere. "Sembra proprio di sì. Non so di sicuro cosa avesse la polizia, ma noi quelle radio speciali, per gli "high-rises" [gli edifici molto alti], non le avevamo."

    A quel punto è entrato in scena il meccanico, Josè, che conosco da una vita ma con il quale naturalmente non avevo mai parlato dell'11 Settembre. "Come 'fatto in tempo a scappare'? Perchè, lo sapevano che le torri stavano per venire giù?"

    "Apparentemente sì" ho detto io. "Pare addirittura che a Giuliani abbiano detto di evacuare i suoi uffici, lì di fronte, perchè la Torre davanti stava per crollare". A quel punto il pompiere ha avuto una reazione di scherno e di rifiuto insieme, e ha fatto un gesto di "cancellazione" con la mano, dicendo "Bah, non dargli retta! Giuliani pur di farsi pubblicità racconta qualunque cosa. Quello mira solo a diventare il presidente degli Stati Uniti, altro che andarsene in pensione!"

    Ma a Josè la cosa non era andata giù: "Che pubblicità, scusa? Perchè dovrebbe dire che gli hanno detto di togliersi di mezzo se non era vero?"

    "Ma che ne so - ha risposto il pompiere, stringendosi nelle spalle - cosa vuoi che ne sappia io. Nessuno sa di sicuro cos'è successo quel giorno."

    "E se qualcuno lo sa non lo dice di certo" - ho azzardato io.

    "E se qualcuno lo sa non lo dice di certo" - mi ha fatto istantaneamente eco lui, come se avesse già in bocca lo stesso pensiero. Poi ha raccattato frettolosamente la sua fattura, e mi ha stretto la mano, dicendo "piacere di aver parlato con te". "Altrettanto", gli ho risposto, mentre gli leggevo negli occhi un qualcosa di misto fra la sofferenza profonda e la frustrazione rabbiosa.

    Io e Josè lo abbiamo osservato mentre saliva sull' ambulanza, e partiva lanciandoci un ultimo saluto con un breve guizzo della sirena.

    Ora lo so di certo: loro sanno.
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    00 06/10/2005 20:40
    Pubblichiamo, nell'ordine, la "lettera al direttore" di un lettore di Repubblica (3.10), la risposta di Vittorio Zucconi, e la nostra lettera al proposito, inviata oggi allo stesso Zucconi.

    [La lettera iniziale a Repubblica]

    Le bufale che volano

    Caro Direttore, è a conoscenza delle numerose voci e dei numerosi e inquietanti filmati che mettono in dubbio la versione ufficiale dei fatti dell'11 settembre? Mi riferisco in particolare alla questione del crollo delle torri, sin dall'inizio abbastanza strano per la velocità e il modo con cui le stesse sono venute giù. Si parla ora apertamente di tecniche di implosione, ovviamente preparate ben prima degli attentati; analizzando attentamente i filmati del crollo che circolano su Internet e che affiancano le scene del crollo delle torri a scene di palazzi fatti implodere, si vede chiaramente ...

    ... una serie di piccole esplosioni mirate tipiche di quel sistema di demolizione controllato. Se a ciò si aggiunge che le torri erano state progettate per sopportare l'impatto con un grande velivolo e che i resti dell'aereo del Pentagono non si sono mai visti ne ritrovati qualche elemento non proprio chiaro c'è, o no? Lei che ne pensa? Tutte stupidaggini o siamo di fronte alla madre di tutte le "strategie della tensione" (anche alla luce degli eventi successivi)?
    Grazie per l'attenzione.
    Damiano Di Sotto

    [La risposta di Zucconi]

    Oddio mio, ricominciamo con il complotto delle Torri e l'aereo fantasma del Pentagono. La invito a consultare il sito www.attivissimo.net/antibufala/elenco.htm io non ce la faccio più a smentire tutte le fregnacce che circolano in rete sull'11 settembre. Grazie.

    [ La nostra lettera di oggi]

    Egregio Sig. Zucconi, mi chiamo Massimo Mazzucco, e sono il responsabile del sito luogocomune.net. Le scrivo anche a nome di tutti quegli iscritti che condividono con me alcuni dubbi di fondo sulla versione ufficiale dei fatti dell'11 Settembre.

    Ho letto infatti con un certo stupore la sua risposta ad un lettore ("Le bufale che volano", 3.10.05), che chiedeva lumi sulle "numerose voci e numerosi e inquietanti filmati che mettono in dubbio la versione ufficiale dei fatti dell'11 settembre".

    Lo stupore è dovuto sia al tono tranchant con cui definisce "fregnacce" le suddette voci (per un attimo, le confesso, ho temuto di leggere Magdi Allam), sia soprattutto al rimando che lei fa ad un sito internet sul quale, a suo dire, tali voci sarebbero tranquillamente smentite.

    Le posso garantire invece che tutte le "smentite" proposte da quel sito (e da tutti i siti simili, in lingue diverse dalla nostra) vengono smontate - queste sì, con grande facilità - nella pagina dedicata ai "debunkers", all'interno della nostra Sezione 11 Settembre. Il nostro lavoro però, a differenza del loro, è basato esclusivamente su documentazione ufficiale, in molti casi fornita dallo stesso DoD di Washington. Non basta definirsi "cacciatori di bufale" per garantire un carniere sempre pieno (anzi, è casomai la curiosa "specializzazione" che dovrebbe insospettire, non crede?)

    Ma la cosa che mi sta più a cuore dirle, è che io sono proprio l'autore di uno dei filmati di cui le parla il lettore iniziale. Il filmato contiene, peraltro, le stesse immagini ufficiali messe in onda dalle TV quel giorno (CNN, ABC, ecc.), analizzate con un pò più di attenzione. Nient'altro.

    Mi permetto quindi di dedurre che lei non abbia ancora potuto vederlo personalmente, e vorrei metterle a disposizione una copia, che potrà scaricare con un semplice "salva come" direttamente dal link che trova in coda.

    Ciò non la impegna, ovviamente, a risposte di alcun tipo, ma sono certo che dopo averlo visto vorrà per lo meno riconsiderare la sua sommaria definizione di "fregnacce", data alle obiezioni che onesti cittadini da ogni parte del mondo stanno sollevando - in numero sempre crescente - alla cosiddetta versione ufficiale dei fatti. It just won't go away, dicono in qualche parte del mondo che lei ben conosce.

    Non avrei mai osato disturbarla sull'argomento, ma visto che si è dato la pena di leggere che cosa dicono i cosiddetti "debunkers" in rete, mi sembra giusto a questo punto che voglia dare anche un'occhiata, un pò più da vicino, a ciò che sostiene la parte avversa.

    In fondo, non era il dibattito il sale della democrazia?

    Cordialmente

    Massimo Mazzucco - luogocomune.net



    AGGIUNTA ALL'ARTICOLO:

    Evidentemente convinto delle proprie posizioni, Zucconi ha ripreso oggi l'argomento, pubblicando una seconda lettera, che lamentava la sua sbrigativa risposta alla prima. Ha però risposto, a nostro parere, in maniera ancora più sbrigativa.

    ***

    [la lettera del 5.10 a Zucconi]

    IL GRANDE SATANA
    Caro Direttore,
    mi é molto dispiaciuto leggere la risposta che lei ha dato a Damiano Di Sotto in relazione alle sempre piú numerose e serie ricerche che demoliscono la versione ufficiale sull'11 settembre. Pensavo che anche lei fosse un amante della ricerca della veritá nei fatti, e pensavo che fosse in grado di leggere tra le righe delle molte menzogne che il governo e la propaganda americana ci propinano ogni giorno. Lei spesso critica le bugie di questo governo americano ma quando si tratta del 9/11 si fida cecamente. Piuttosto strano. Come minimo poteva rispondere educatamente al lettore ed esprimere un'opinione personale invece di dirigerlo verso un sito poco serio come quello di Paolo Attivissimo che si occupa di debunking in maniera abbastanza infantile. Capisco che per lei sia impossibile a livello professionale sostenere pubblicamente quelle che lei definisce "fregnacce" (termine piú adatto alla versione ufficiale, direi), ma almeno potrebbe sostenere il libero scambio di idee ed opinioni ed invitare le persone ad informarsi correttamente da molteplici fonti, ufficiali e non, per farsi un'opinione propria non inquinata dai condizionamenti della propaganda mediatica. Perché non indicare oltre al sito antibufala anche un altro che sostenga tesi differenti?

    Grazie per l'attenzione
    Riccardo Farabegoli

    [la risposta di Zucconi]

    Non tutte le tesi sono eguali e rispettabili soltanto perchè sono opposte. Mi dispiace, ma fino a quando sentirò parlare di “ebrei avvertiti prima dell'attacco”, di “aerei fantasma mai caduti sul Pentagono”, di “rottami introvabili”, di “cariche esplosive predisposte nelle Due Torri” non accetto discussioni nè critiche con i “dietrologi”. Non pratico nè la circonvenzione di incapace a fine di autopubblicità o di lucro (come i libri che stanno sfruttando la nostra incredulità davanti a tanta malvagità) né la bio coltivazione della paranoia. Criticare il governo americano (come ho fatto con tutti i governi delle nazioni dove ho lavorato) è il mio dovere di giornalista.. Incentivare i culti satanici dell'antiamericanismo a tutti i costi, no.

    ***

    Questo è il nostro commento, che però non inviamo a Zucconi per non intasargli inutilmente la casella postale (l'email di Zucconi, che sta su repubblica.it, è vzucconi@aol.com). Se un giorno mai passerà di qui, potrà leggerlo con comodo.



    Citazione:

    [... Non tutte le tesi sono eguali e rispettabili soltanto perchè sono opposte. ...]


    Al punto da non sentirsi nemmeno in dovere di confutarle? Non le sembra un pò troppo comodo? (Le ripeto, per quel che mi riguarda, Attivissimo confuta solo se stesso).


    Citazione:

    [... Mi dispiace, ma fino a quando sentirò parlare di “ebrei avvertiti prima dell'attacco”, di “aerei fantasma mai caduti sul Pentagono”, di “rottami introvabili”, di “cariche esplosive predisposte nelle Due Torri” non accetto discussioni nè critiche con i “dietrologi”. ...]


    Per quel che riguarda gli ebrei, è evidente che lei non legge Haaretz. Qui trova la copia in cache di un loro articolo che metterebbe "fuori discussione" - secondo i suoi criteri - anche il noto quotidiano israeliano.

    Per quel che riguarda gli aerei fantasma e i rottami introvabili, basterebbe che qualcuno ci dicesse dove sono, e credo che nessuno disturberebbe più.

    Per gli esplosivi nelle Torri, a questo punto non posso che chiederle se ha finalmente visto il filmato che le ho messo a disposizione.

    M.M.

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    00 11/10/2005 18:49
    Ringraziamo di cuore, ma dopo aver visto la puntata di ieri dedicata ai fatti dell'11 Settembre, rimandiamo al mittente il nome stesso della serie televisiva di cui Giovanni Minoli è responsabile. Almeno in questo caso, "noi" da questo tipo di storia ci dissociamo apertamente.

    Notiamo prima di tutto con dispiacere come gli autori del programma abbiano scelto di appoggiarsi ad un prodotto di semi-fiction, per trattare argomenti che invece richiedono il più rigoroso atteggiamento critico. Per la precisione, si trattava di un docu-drama, cioè della ricostruzione, impersonata da attori, di una serie di fatti avvenuti davvero. E qui sta proprio l'inganno mediatico, altamente sofisticato, nel quale vogliamo sperare Minoli sia caduto da vittima innocente, e non da giornalista consapevole: il docu-drama infatti, per sua natura, ...

    ...ha come scopo di far rivivere allo spettatore i momenti, altamente emotivi, di un noto fatto pubblico. Ha una caratteristica, in un certo senso, che confina con il voyeurismo, ma nel momento stesso in cui si assiste a questo tipo di spettacolo, si dà anche per scontato, sempre per convenzione, che i fatti stessi siano veri.

    Se ad esempio si guarda la ricostruzione di un omicidio famoso, i riflettori (del subconscio) sono puntati tutti sull'emozione nel rivedere la vittima che compie, ignara, gli ultimi passi prima di morire, oppure sui preparativi fatti dall'assassino per riuscire a compiere il delitto perfetto. Ma non ci si domanda più, a quel punto, se le cose siano andate davvero così. La conferma è implicita, e la trappola scatta ancora prima del primo fotogramma.

    La malizia di questa scelta (regia di David Hickerman, per la serie televisiva "The Zero Hour") sta proprio qui, nella precisa scelta del contenitore mediatico, attraverso il quale veicolare il messaggio nascosto. Che non è, naturalmente, "come " è accaduto il fatto, ma che il fatto stesso sia avvenuto. Una bugia ripetuta all'infinito, disse qualcuno, prima o poi diventa una verità.

    A conferma che non si tratti di un semplice B-movie da tre del mattino, ma di una sofisticata operazione di lavaggio del cervello, sta un'attenta lettura di certi particolari della sceneggiatura, che rivelano la cosiddetta "scrittura a posteriori". Chi è del mestiere sa benissimo che "se vuoi che il pubblico creda che il protagonista muore di polmonite, bisogna cominciare a farlo tossire fin dalle prime scene".

    Da quando in qua avete mai visto, in TV, delle immagini che ritraggono il ritrovamento effettivo di un importante elemento probante? Per l'omicidio di O.J. Simpson, abbiamo mai visto, in TV, il momento effettivo in cui il detective ritrova il guanto insanguinato, nella siepe della casa della moglie? No, si sa che lo ha trovato,e basta. Oppure nel caso del Mostro di Firenze, abbiamo mai visto le immagini del ritrovamento effettivo di un'arma del delitto, magari fra le foglie della brughiera? Mentre nel filmato di Hickerman "si vede" la valigia di Attà, e "si vedono" le mani del poliziotto, inquadrate con grande attenzione, che estraggono dalla valigia il famoso foglio delle istruzioni per i morituri.

    Classica "excusatio non petita", nel suo equivalente narrativo, intesa a giustificare una bugia che si conosce tale. (L'unico altro caso che viene alla mente, curiosamente, è il ritrovamento del Mannlicher-Carcano di Oswald, filmato con perizia e tempismo assoluti in tempo reale.)

    Altro esempio di pezza retroattiva è il passaggio in cui il dirigente della American Airlines, Michael Woodward, ci racconta come la hostess Amy Sweeney gli abbia detto, al telefono, che "tutti in classe turistica sono tranquilli, sembra che non si siano nemmeno accorti che siamo stati dirottati". Ovvia la necessità, in questo caso, di mettere una pezza anticipata al probabile dubbio che altrimenti sorgerebbe anche nel più ottuso degli spettatori: "Ma come, dagli altri aerei hanno telefonato a mezzo mondo, e da questo aereo nessuno ha chiamato casa?" (Non vi sono infatti notizie di "telefonate coi cellulari" dal volo AA11. Forse perchè questo è l'unico volo che aveva davvero dei passeggeri a bordo?)

    La più lampante di tutte - al limite del ridicolo, bisogna dire - è la notizia/tappabuchi dataci dal colonello Robert Marr, il capo del settore Nord-Est del NORAD (difesa aerea): "siccome nessuno si è mai aspettato un attacco dall'interno, a difendere tutto il nord-est americano ci sono normalmente solo 4 caccia", mentre "ce ne sono solo 14 in 7 basi in tutta l'America." Si spera almeno che ne abbiano messi due per ciascuna.

    Noi che non sappiamo niente di cose militari, su una normale cartina pubblicata dal Washington Post abbiamo contato 6 basi aeree nella sola zona fra Washington e Cleveland, in Ohio. Sono circa trecento miglia di distanza. Chissà la settima dove l'avranno nascosta.

    Inutile infierire sulla tempistica ufficiale dei mancati interventi dei caccia e delle comunicazioni fallite fra FAA e NORAD: le dozzine di minuti di inconcepibili silenzi si possono spiegare in un modo soltanto, ed infatti, per evitare di farlo, si è ricorsi a queste giustificazioni retroattive, infilate a chiara forza nella sceneggiatura.

    Un altro dettaglio curioso che torna alla mente, è il fatto che il transponder venga spento ruotando una semplice manopola, a portata di mano, come se fosse una banale autoradio. Pare invece che si tratti di un'operazione leggermente più complessa.

    C'è poi il fatto che Ogonowsky, il capitano, venga "probabilmente sgozzato all'irrompere dei dirottatori in cabina", mentre la versione ufficiale ci racconta come egli abbia contuato a premere, ad intervalli regolari, il pulsante talk-back della radio. (Come fare, altrimenti, a sapere che il diabolico Attà ha detto ai passeggeri "abbiamo alcuni aerei*, state buoni che vi riportiamo a casa"? Geniale idea: Ogonowsky, per quanto sgozzato un quarto d'ora prima, riesce ancora a premere il talk-back di nascosto da Attà, e proprio mentre questo annuncia ai passeggeri il dirottamento. Notare invece che lo stesso capitano, come tutti gli altri sette piloti/copiloti degli aerei dirottati, al momento dell'irruzione non è riuscito a premere il bottone di allarme, che avvisa i controllori a terra che c'è in corso un dirottamento. Ovvero: il bottone del transponder, che non si spegne praticamente mai, è li in mezzo alle balle, sul pannello centrale, quello che avvisa dei dirottamenti invece è probabilmente nell'armadietto alle spalle del capitano, sotto il suo cappotto. (Mi scusi, signor dirottatore, mi cola il naso e vorrei soffiarmelo. Posso prendere il fazzoletto nella tasca del cappotto?)

    * Il buon Attà sarebbe così furbo da allertare il mondo intero che intendono dirottare altri aerei ("we have some planes", dalla registrazione ufficiale), quando alle 8.31 il suo è l'unico aereo che risulta fuori rotta. Furbi, 'sti musulmani, proprio furbi.

    Epica poi l'immagine dei quattro kamikaze, che guardano preoccupati davanti a loro in cabina di pilotaggio (è noto come una volta dirottato un aereo, non ci sia più assolutamente nulla da fare a bordo, fino ad impatto avvenuto), mentre Attà guida l'aereo come se fosse un go-kart monomarcia (ve lo immaginate, se davvero un pilota dovesse piegare la testa, e curvare il torso e le spalle, ogni volta che compie una virata? Ci manca solo la hostess alle spalle che gli fa vroooom vroooom ogni volta, e la prenotazione per la neuro è garantita). Splendida poi la facilità con cui il "ringleader" ritrova le Torri Gemelle fra le nuvole, come se stesse seguendo delle precise indicazioni stradali.

    (Notare infatti l'ennesima pezza retroattiva, al proposito: "é una giornata limpidissima - ci dice lo speaker - e le Torri oggi si vedono anche da lontano". Ah, ecco, mi pareva.) Peccato che poi la hostess rovini tutto, dicendo al telefono "vedo dell'acqua, tanta acqua. E vedo i palazzi, molti palazzi. Siamo bassi, troppo bassi".

    Ma quanto sono idioti, questi sceneggiatori, quanto lo sono?

    Tornando alle cose serie, facciamo notare che ad un certo punto il sergente Powell ci conferma che quel giorno erano in corso delle esercitazioni ufficiali ("Vigilant Guardian"), di cui tutti sapevamo, ma sulle quali era difficile trovare conferme a questo livello. Grazie, Mr.Hickerman, le metteremo insieme a quelle di Peter Powers a Londra, così entrano di diritto nel Guinness dei primati delle casualità improponibili.

    In un certo senso, ci sentiamo di scusare Minoli, che forse non conosce abbastanza gli aspetti reali della vicenda, per non essersi accorto dell'offesa che un tale filmato provoca nelle menti abituate a ragionare. Lui stesso, infatti, casca verso la fine in un errore che la dice lunga sulla sua conoscenza del caso in questione: all'annuncio di Andy Card, che "l'America è sotto attacco", Minoli ci dice che "Bush ovviamente interrompe subito la visita" alla scuola elementare, in Florida.

    E' un pò come parlare del processo di Pilato, e dire che il popolo volle la testa di Barabba.

    Il clou del paradosso, comunque, ci è stato riservato per il finale del film: mentre gli autori tentano addirittura di ridefinire il termine di "retorica", dicendoci che "quel giorno l'America ha perso l'innocenza", gli scappa anche detto che "300 caccia ora controllano i cieli di America".

    Da dove li hanno fatti arrivare, tutti così in fretta, dal Guatemala?

    Massimo Mazzucco
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    00 25/10/2005 20:35
    11 settembre : "Able Danger": Pentagono contro tutti?


    Sta arrivando. L'onda lunga della verità sull'11 Settembre sta cominciando a lambire i bordi della diga, creata attraverso i media, che finora era riuscita in qualche modo a contenere la colossale bugia dell'11 settembre.

    E' solo questione di tempo, ormai, ma il giorno in cui il bubbone scoppierà a livello "mainstream" è destinato ad arrivare. Già avevamo sentito, nei mesi scorsi, le prime avvisaglie (noi stessi siamo stati contattati da un paio di settimanali di ampia tiratura, che sono venuti ad "annusare" la situazione, mentre il buon Zucconi di Repubblica è stato costretto a scendere nello scantinato Internet, rifugiandosi dietro a un Attivissimo qualunque, per rispondere ai continui dubbi presentatigli dai lettori), ma soprattutto negli Stati Uniti il 9/11 Truth Movement ha raggiunto una forza che difficilmente potrà essere tenuta sotto controllo.

    Qualche giorno fa il teologo David Ray Griffin (autore de "La nuova Pearl Harbur" e di "Commissione 9/11, distorsioni ed omissioni") ha tenuto una conferenza, nel cuore di New York,…

    … in cui dichiarava apertamente che le prove sulle demolizioni controllate delle Torri Gemelle sono ormai incontrovertibili, elencandole una per una. Tale è stato l'afflusso di pubblico, che la conferenza è stata replicata per intero in serata.

    E ultimamente è piombata come una valanga sugli schermi della CNN la notizia di "able danger".

    Di cosa si tratti, ve lo lasciamo scoprire dal filmato, che abbiamo sottotitolato in italiano. Spieghiamo solo che il tenente colonnello Anthony Shaffer, l'uomo che attualmente è fatto oggetto di una poderosa campagna di discredito da parte della D.I.A. [Defense Intelligence Agency, la CIA del Pentagono] è un militare in carriera pluridecorato, la cui integrità morale non è mai stata messa in dubbio da nessuno.

    Allacciatevi le cinture. Nei prossimi mesi - chi scrive ne è sempre più convinto - ci sarà da divertirsi.
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    00 11/11/2005 22:15
    Le Torri Gemelle crollarono in seguito a demolizioni controllate

    Professore della BYU pensa che delle bombe, e non gli aerei, abbiano fatto crollare il WTC



    "Le dinamiche fisiche dell'11 Settembre – inclusa la velocità e la simmetricità con cui venne giù uno degli edifici del World Trade Center – provano che la spiegazione ufficiale dei crolli passivi è errata", dichiara un Professore di fisica della Brigham Young University dello Utah.

    In realtà, è probabile che ci fossero “esplosivi pre-posizionati” in tutti e tre gli edifici a ground zero, sostiene Steve E. Jones.

    In una tesi pubblicata in rete martedì e accettata per considerazione …

    … da una rivista di settore per il prossimo anno, Jones aggiunge la sua voce a quella degli scettici che lo hanno preceduto, inclusi gli autori del sito www.wtc7.net , dei quali Jones cita la ricerca. La ricerca di Jones può essere trovato a questo indirizzo.

    Jones, che conduce una ricerca su fusione ed energia solare alla BYU, chiede un'inchiesta scientifica internazionale ed indipendente “guidata non da idee e costrizioni politiche, ma piuttosto da osservazioni e calcoli”.

    “È piuttosto plausibile che ci fossero esplosivi preposizionati in tutti e tre gli edifici e fatti esplodere dopo l'impatto degli aerei – che furono in realtà una manovra diversiva”, scrive. “I musulmani dopotutto non sono (probabilmente) da accusare per aver fatto venire giù il WTC” scrive Jones.

    Per quel che riguarda le congetture su chi abbia potuto piazzare le cariche, Jones ha dichiarato “non è un territorio nel quale mi vorrei addentrare. Non serve a niente, se prima non si è fatta l'indagine scientifica."

    "Le precedenti indagini, incluse quelle della FEMA, della Commissione 9/11 e del NIST, ignorano la fisica e la chimica di ciò che accadde l'11 settembre 2001, alle Torri Gemelle ed all'edificio di 47 piani conosciuto come WTC7", dice.

    "La spiegazione ufficiale – che le fiamme hanno causato il danno strutturale che ha poi fatto crollare gli edifici – non può essere supportata nè da esperimenti nè dall'esperienza passata", sostiene.

    Jones riconosce che ci sono state delle teorie cospiratorie basate su "immondizia scientifica”, riguardoau fatti dell'11 settembre, ma “l'ipotesi di demolizione con esplosivi soddisfa meglio i test di ripetibilità ed efficienza, e non si tratta quindi di immondizia scientifica”.

    In un articolo di 9.000 parole che, fa sapere Jones, sarà pubblicato nel libro “La storia nascosta del 9/11” da Elsevier, il professore offre queste motivazioni:

    – I tre edifici sono crollati in una maniera praticamente simmetrica, cadendo sulla stessa loro base, un fenomeno tipico delle demolizioni controllate - e già in quei casi è molto difficile ottenere quel risultato. Perchè dei terroristi cercherebbero un crollo verticale del WTC7 e delle Torri, quando delle normali cadute laterali avrebbero comportato minor preparazione, e danni molto maggiori a Manhattan? Ed in ogni caso dove avrebbero appreso le tecniche necessarie, e come avrebbero ottenuto l'accesso agli edifici per preparare un'implosione simmetrica? La questione della simmetria enfatizzata in questa analisi, insieme ad altre, offre una prova tangibile per un lavoro dall'interno”.

    – Nessun edificio con struttura in acciaio, prima o dopo gli edifici del World Trade Center, è mai crollato a causa del fuoco. Mentre solo gli esplosivi possono efficacemente troncare le colonne d'acciaio di supporto.

    – L'edificio WTC7, che non era stato colpito da aerei dirottati, è crollato in 6,6 secondi, appena 6 decimi di più di quanto avrebbe impiegato ad arrivare a terra un oggetto fatto cadere dal tetto. Dov'è il ritardo che ci si deve aspettare dalla conservazione del moto, una delle leggi fondamentali della fisica? Questo vuol dire che i piani superiori che crollano e colpiscono quelli inferiori – oltre alle colonne di acciaio intatte – devono essere rallentati in maniera significativa dalla massa che colpiscono. Come fanno i piani superiori a cadere così velocemente, pur conservando l'inerzia durante tutta la caduta? Il paradosso viene facilmente risolto dall'ipotesi di demolizione con esplosivi, in cui le cariche avrebbero rimosso il materiale dai piani inferiori, incluse le colonne d'acciaio di supporto, permettendo il crollo in un tempo vicino a quello di caduta libera”.

    – Queste osservazioni non sono state prese in considerazione nè dalla FEMA, nè dal NIST, nè dalla Commissione sull'11 settembre, dice il professore.

    – Nel caso di un crollo senza esplosivi si sarebbero dovute vedere montagne di cemento sgretolato. Ma il grosso del materiale delle torri si è trasformato invece in polvere simile a farina ancora durante la caduta. Come si spiega questo strano fenomeno, senza l'uso di esplosivi? Ciò è meritevole di essere riportato, è sorprendente, e richiede un esame approfondito, poichè i rapporti finanziati dal Governo hanno mancato di analizzarlo.

    – Sbuffi di fumo orizzontali, noti come “squibs”, sono stati notati lungo la fiancata delle Torri, un fenomeno che avviene quando vengono piazzate cariche di esplosivo per demolire gli edifici.

    – la struttura di acciaio era “parzialmente evaporata”, ma sarebbe stata necessaria una temperatura vicina ai 5.000 gradi Fahrenheit per far evaporare l'accaio , e nè l'arredamento degli uffici nè il kerosene possono produrre simili temperature. Gli incendi causati dal carburante degli aerei sono durati al massimo pochi minuti, e gli arredamenti degli uffici bruciano solitamemnte nell'arco di venti minuti al massimo, in qualunque data situazione.

    – Il metallo fuso trovato tra le macerie del WTC potrebbe essere risultato da una reazione ad alta temperatura di un comune esplosivo chiamato "termite". Gli edifici che crollano senza l'uso di esplosivi hanno una insufficiente energia diretta che possa fondere significative quantità di metallo.

    – Molteplici e forti esplosioni, in rapida sequenza, sono state sentite da numerosi testimoni dentro e vicino le Torri, e queste esplosioni hanno avuto luogo molto più in basso della zona in cui gli aerei hanno impattato.

    Jones ha detto di essersi interessato alla fisica dei crolli delle Torri gemelle la primavera scorsa, dopo esser stato ad una conferenza in cui una donna che aveva avuto un'esperienza di "vita oltre la morte" ad un certo punto disse: "Se pensate che le Torri siano cadute solo a cuasa degli impatti e degli incendi, ci sono grosse sorprese che vi attendono."

    A quel punto, ricorda Jones, tutto il pubblico si mise ad applaudire.

    Dopo lunghi mesi di studio, Jones ha presentato la sua ricerca in una conferenza all'Universita dello Utah.

    Jones chiede al governo di rendere pubblici 6899 fotografie e 6977 spezzoni video per un'indagine indipendente. Vorrebe anche poter analizzare un frammento del metallo fuso recuperato a Ground Zero.

    Questo è il link al filmato dell'intervista...
    www.arcoiris.tv/modules.php?name=Downloads&d_op=getit&lid=3500&ext=...



    [Modificato da centrosardegna 11/11/2005 22.21]

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    centrosardegna
    Post: 538
    Registrato il: 03/05/2005
    Utente Senior
    00 13/11/2005 15:28
    La Verità e la Scienza

    Ci scrive un professore di Ingegneria Strutturale. Italiano, questa volta, e da qualche tempo nostro iscritto.

    Cari amici, ciò che voglio dire non è facile ma ci proverò lo stesso. Sono incredibilmente ammirato dalla vostra preparazione sui fatti del 9/11 e, in particolar modo, dalla vostra conoscenza dei retroscena. Leggendo qua e là nel forum, come nei commenti, ho visto rispondere persone che parlano di un sacco di fatti avvenuti tutti prima dell'11 settembre: degli strani movimenti azionari avvenuti in borsa, delle falle nel sistema di sicurezza del WTC, di chi gestiva il sistema di sicurezza del WTC, di chi aveva da poco acquistato il WTC assicurandolo contro gli attacchi terroristici, e di una innumerevole altra quantità di piccoli e grandi fatti, che ora come ora non mi tornano in mente, e che, presi tutti insieme, forniscono un quadro talmente coerente della vicenda che per rifiutarlo bisogna essere o in malafede o miopi oppure incapaci di accettare le conseguenze che derivano dall'interpretazione di questo "dipinto".

    D'altronde fu Sir Arthur Conan Doyle a mettere in bocca al mitico Sherlock Holmes che "tanti piccoli indizi costituiscono una prova". Ed è veramente così. Ci sono basi statistiche che sostengono questa affermazione: quante sono le probabilità che tantissimi piccoli indizi …


    … confermino una qualsiasi tesi per puro caso? Molto poche. Più sono gli indizi che confermano una tesi, e minori sono le probabilità che questi siano venuti fuori per puro caso. Non ho fatto un calcolo specifico (e non ho alcuna intenzione di farlo), ma credo che per i fatti del WTC e del 9/11 in generale, tutti i piccoli e grandi fatti che non concordano con la versione ufficiale sono talmente tanti da rendere ridicolmente irrisoria la probabilità che siano solo frutto del caso. Come minimo c'è tanto di quel materiale indiziario probante da indurre qualche impavido magistrato, che sia anche portatore sano di onestà intellettuale, ad aprire una inchiesta.

    Già! Ma ecco che, improvvisamente, salta fuori la malafede. Infatti, come qualche giorno fa spiegavo ad un amico, la probabilità nulla (oppure la sua complementare: la certezza) non potrà MAI aversi in una analisi puramente indiziaria. Forti di questo ben misero appiglio, coloro che sono in malafede si sentiranno sempre autorizzati a rifiutare qualunque quadro indiziario, per quanto questo possa essere "pesante" quale quello dei fatti dell'11 settembre.

    Tra i comuni cittadini non credo che esista la malafede. Se si hanno diversità di opinioni (alle volte anche drammatiche) è solo perché ciascuno di noi è più o meno capace di interpretare alcuni fatti o di accettarne le conseguenze. La malafede sta altrove.

    Ma allora come combattere la malafede? Come fare a togliere a questi personaggi l'appiglio probabilistico? Onestamente sono abbastanza stufo di sentir dire ai politici frasi del tipo "non è stato dimostrato che l'uranio impoverito usato in ...(scegliete voi il nome della nazione) è stato la causa dell’incremento esponenziale di casi di tumori e leucemia tra i soldati e la popolazione”, come se questa (ridicola) affermazione fosse quella definitiva; quella in grado di mettere a tacere tutti coloro che sostengono la tesi della "causa ed effetto". Sono veramente stufo.

    Bisogna togliere questo diabolico appiglio a tutti coloro che sono in malafede, e per farlo bisogna tirar fuori le prove dagli indizi. Le prove definitive. Le prove che danno certezze assolute e non semplici probabilità (per quanto schiaccianti). Occorrono le prove scientifiche.

    Come ho sostenuto nei commenti sull'articolo del Prof. Jones, cattedra di Fisica dell'università dello Utah, è arrivato il momento che chi ha le competenze scientifiche le cominci attivamente ad utilizzare per servire la verità e non la menzogna.

    Da un sito di debunking, postatomi da un amico, ho letto che una incredibile quantità di esperti, professoroni, ricercatori, PhD e quant'altro, si sono prodigati a smontare le ipotesi "cospirazioniste" (come odio questa etichetta) mettendo sul tavolo il loro prestigio accademico. D'altronde, se a dirmi che sono un coglione è uno scienziato... cos'altro posso fare? Accettarlo?

    Be'... tanta è la mia onestà intellettuale che sono anche disposto ad accettare il fatto di essere un coglione ma... che me lo dimostrino scientificamente! La verità, tuttavia, è che non sono in grado di dimostrarlo. Nessuno di questi emeriti scienziati si è prodigato a fornire la benché minima prova scientifica che smonti l'ipotesi cospirazionista, se non, forse, quei poveretti della Purdue University che hanno realizzato quella patetica simulazione in cui le ali del Boeing si sono smaterializzate prima di impattare con le pareti del Pentagono (rimaste inizialmente intatte come si vede dalle fotografie), per poi ricomparire miracolosamente all'interno dell’edificio, tra l'altro prive dei reattori (probabilmente rimasti impantanati nella tangenziale dell’iperpazio dov'erano entrati pochi istanti prima di superare il muro), per essere poi ridotte in vapore dai pilastri. Lo ripeto: questi scienziati pretendono di smontare le tesi cospirazioniste solo col loro prestigio accademico. Non sono in grado di fornire prove.

    Be'... allora se le cose stanno così, io rispedisco al mittente l’accusa di essere un coglione.

    Io ho un dottorato di ricerca in ingegneria delle strutture (detta all'anglosassone suonerebbe più o meno così: PhD in Stuctural Engineering). Tanta è l'ammirazione per il vostro lavoro, cari amici, che mi sento in dovere di fare la mia parte. Ho deciso di effettuare uno studio scientifico (e quindi, per definizione, verificabile da chiunque abbia le adeguate competenze) che dimostri senza ombra di dubbio ciò che oggi è comunque evidente: che un edificio non può crollare su se stesso secondo un meccanismo di collasso che è quello del "martellamento piano su piano", con una velocità che è molto prossima a quella della caduta libera. L'obiettivo è, ovviamente, quello di scoprire l'acqua calda. Ma che volete? Quelli in mala fede dovranno necessariamente scottarsi.

    Non so esattamente dove andrò a parare (ma è sempre così ogni qual volta si fa ricerca), ma se qualcosa ne verrà fuori (a favore o contro la versione ufficiale: notare, prego, l'onestà intellettuale), scriverò un articolo scientifico che sottoporrò all'attenzione di una rivista specializzata, oltre a rilasciarlo per il download da parte di chiunque voglia dargli una occhiata o studiarlo seriamente.

    Vi terrò aggiornati sugli sviluppi. Solo... non fatemi fretta. Una ricerca scientifica seria ha bisogno di tempo e, inoltre, devo anche continuare a guadagnarmi da vivere.

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    centrosardegna
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    00 13/11/2005 19:33
    www.arcoiris.tv/modules.php?name=Downloads&d_op=getit&lid=3329&ext=...
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    centrosardegna
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    00 22/11/2005 20:39
    Da Dallas alle Torri Gemelle


    Se c'è un motivo per cui insistiamo sull'importanza dell'omicidio Kennedy, dopo oltre 40 anni dall'evento, non è certo per "cospirazionismo congenito", ma per un fatto molto più semplice e tangibile:

    La stessa persona che era a Dallas il 22 Novembre 1963 dormì alla Casa Bianca il 10 Settembre 2001.

    E ciò per sua stessa ammissione, in ambedue i casi. Anzi, nel primo George H. Bush, padre-padrone del Nuovo Ordine Mondiale - oltre che dell'attuale presidente, George W. Bush - si premurò di informare l'FBI della sua presenza a Dallas quel giorno, proprio nelle ore in cui il corteo di Kennedy si presentava all'appuntamento con la storia in Dealey Plaza.

    Nelle stesse ore Richard Nixon, presente a Dallas da tre giorni "per motivi personali" - peraltro mai accertati - ripartiva alla volta di New York, dove avrebbe appreso dell'avvenuto omicidio di John Kennedy. Sarebbe diventato l'unico uomo al mondo ...

    ... a non ricordarsi del momento esatto in cui apprese la notizia, fornendone negli anni ben tre versioni differenti: all'aeroporto, durante il tragitto in taxi, sotto il portone di casa.

    Diventano così tre, contando anche Johnson che lo sarebbe diventato quel pomeriggio, i futuri presidenti che erano a Dallas quel giorno. Un curioso crocevia della storia, se non altro.

    Ma la persona più importante di tutte, in questa vicenda, è sicuramente Prescott Bush, padre del Bush che era a Dallas quel giorno, e nonno dell'attuale presidente. Ecco le tre generazioni, fotografate insieme nel 1940.

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    centrosardegna
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    00 24/11/2005 22:11
    "11 settembre: colpo di stato in USA"

    Le cose sono più complicate, le tracce che inseguiamo non sono di un solo animale, ma di tanti. Dobbiamo richiamare alla memoria del lettore un particolare cui avevamo accennato all’inizio: mani anonime, nell’imminenza dell’11 settembre 2001, speculavano al ribasso sulle azioni delle due compagnie aeree che avrebbero visto i loro apparecchi sfasciarsi sulle torri e sul Pentagono. L’insider tradii della morte. Tra il 6 e il 7 settembre, furono comprate al «Chicago Board Options Exchange» 4744 opzioni della «United Airlines». Opzioni «put», che significano una scommessa sul ribasso imminente di quelle azioni. In pratica, le «put» si configurano come una vendita di titoli «allo scoperto»: uno vende titoli che non possiede, promettendo di consegnarli a una certa data, e contando di comprarli quando saranno ribassati. In quegli stessi giorni, 6-7 settembre, le opzioni «call» (cioè che scommettono sul rialzo dei titoli della United Airlines) trattate sul mercato di Chicago furono solo 396: i normali volumi di una giornata normale. Ad essere anormale era il volume delle azioni «put», del 600 per cento superiore alla media di una giornata-tipo.

    Il 10 dicembre, ancora a Chicago, qualcuno comprò 4516 opzioni «put» dell’American Airlines, contro 748 opzioni «call» vendute quel giorno. Chi ha fatto queste operazioni conosceva precisamente quel che sarebbe accaduto alle due compagnie; si calcola che il guadagno di questi speculatori preveggenti ammonti a 9-10 milioni di dollari.
    Non basta. Anche la «Morgan Stanley» e la «Merril Lynch» -due banche d’affari che occupavano il ventesimo piano del World Trade Center, furono oggetto di simili speculazioni al ribasso. Nei tre giorni precedenti all’attacco, qualcuno comprò 2157 opzioni put della «Morgan Stanley», con scadenza ad ottobre, e 12215 opzioni put della Merril Lynch: in questo secondo caso, l’aumento del volume di vendite fu del 1200 per cento.
    Dopo la tragedia, le azioni delle due banche d’affari sono effettivamente cadute; per gli speculatori «che sapevano», un profitto complessivo di 6-7 milioni di dollari.

    Ma non basta ancora. Simili speculazioni al ribasso furono fatte sulla tedesca «Munich Re» e sulla svizzera «Swiss Re»: due compagnie assicurative che avevano assicurato molti inquilini delle due Torri. Anche la francese «Axa» fu oggetto di una speculazione al ribasso: e la Axa è una finanziaria che teneva in portafoglio il 25% delle azioni American Airlines. Dopo l’11 settembre, si disse subito che un’indagine seria su quelle speculazioni avrebbe portato alla mappatura della rete finanziaria di al-Qaeda e di Osama bin Laden: e chi se no poteva avere conoscenza anticipata dell’attacco? Gli esperti di finanza avvertirono che l’indagine sarebbe stata in ogni caso difficile, dato l’anonimato che protegge le transazioni sui mercati delle opzioni.
    Tuttavia, molte speranze erano poste su un programma di computer, chiamato PROMIS. E’ un software che consente di controllare «in tempo reale» le negoziazioni sui titoli, usato da agenzie finanziarie di tutto il mondo per la sua versatilità. Ed è noto che esiste una versione di PROMIS modificata per scopi investigativi, che consente quanto segue: «La polizia può digitare il nome di un sospetto o il numero di una carta di credito, e il software fornisce i particolari dei movimenti finanziari di quella persona».
    Così assicurava il canadese «Toronto Star» l’11 ottobre 2001.
    L’FBI, il Dipartimento della Giustizia, la CIA devono disporre del software: così ha ragionato Tom Flocco, un giornalista che ha pubblicato la sua indagine su Internet. Ed ha telefonato ai tre enti investigativi più celebri degli Stati Uniti, chiedendo: usate PROMIS? Lo stavate usando prima dell’11 settembre, per vedere in diretta le transazioni in corso? FBI e Dipartimento della Giustizia hanno risposto di «avere interrotto» l’uso di PROMIS. Quando all’addetto stampa della CIA Tom Crispell ha detto di più: l’uso da parte nostra del PROMIS «sarebbe illegale. Noi agiamo solo al di fuori degli Stati Uniti»
    Risposta di esemplare correttezza: la CIA non può occuparsi di affari interni, è un servizio di spionaggio per l’estero.
    Il fatto è che le indagini sulla speculazione finanziaria preveggente si è fermato proprio alla porta dell’Agenzia. Almeno una delle transazioni, è risultato, è stata fatta attraverso la «AB-Brown», una finanziaria americana acquistata dalla «Deutsche Bank» nel 1999. E presidente esecutivo della AB-Brown era, fino al 1998, l’attuale numero tre della CIA.
    Si tratta di A.B. Krongard detto «Buzzy».Questo personaggio, quando capeggiava la AB-Brown, aveva la responsabilità delle «relazioni coi clienti privati». Un mestiere che lo metteva in rapporto con personalità fra le più ricche del mondo, i «clienti privati» anonimi a cui la banca fornisce una gestione personalizzata e molto riservata dei capitali.
    (…)
    La AB Brown conserva ancora due milioni e mezzo di dollari guadagnati dall’anonimo speculatore che sapeva tutto prima, che il misterioso operatore non ha potuto incassare in tempo (dopo il disastro Wall Street e i servizi finanziari non hanno funzionato per quattro giorni), e che ora non osa incassare per non essere colto con le mani sul malloppo. «Buzzy» Krongard era in quella banca. Vi dirigeva la gestione dei patrimoni riservati ai ricchi «clienti privati», ossia di quella categoria che può fare simili operazioni. La categoria, diciamolo, cui appartiene Osama bin Laden.
    E la CIA conosce molto bene bin Laden...


    Il rapporto sull'11 settembre
    L'omissione della verità


    Il rapporto sull'attività delle agenzie e dei servizi segreti statunitensi («Intelligence Community», IC), prima e dopo gli attacchi dell'11 Settembre 2001, è stato condotto da una Commissione congiunta dei Comitati di Senato e Camera sui Servizi Segreti ed ultimato nel Dicembre 2002. Dopo sette mesi di revisione e pesanti censure per ragioni di «sicurezza nazionale», è stato reso pubblico poche settimane fa. Scopo formale e limite del lavoro della Commissione, da un lato la comprensione degli errori e delle responsabilità della IC di fronte alla minaccia terroristica e dall'altro l'individuazione di elementi di riforma della stessa IC, che assorbe decine di miliardi di dollari nel suo complesso (i bilanci reali sono segreti) e tra i duecento e i trecentomila addetti diretti e indiretti in patria e all'estero.
    Eleanor Hill, ex Ispettrice Generale del dipartimento della Difesa e per 15 anni pubblico ministero in Florida, ha guidato lo staff di ricerca, mentre a presiedere all'attività della Commissione sono andati quattro parlamentari con una lunga esperienza politica, due per ognuno dei Comitati, nelle figure dei loro presidenti e vicepresidenti: per la Camera, Porter J. Goss (Repubblicano, Florida, ex-agente del servizio Operazioni clandestine della CIA, già membro del Comitato di indagine sull'esportazione di tecnologia satellitare alla Cina) e Nancy Pelosi (Democratica, California, membro anche del Comitato sugli Stanziamenti di Bilancio, punta della «sinistra» in Congresso); per il Senato, Bob Graham (D., Florida, già governatore della stessa, tra i maggiori proponenti del famigerato Patriot Act) e Richard C. Shelby (R., Alabama, sponsor di programmi di armamenti e di quello per la difesa missilistica spaziale, membro anche del Comitato del Senato sulle Attività bancarie, presidente del sottocomitato sui Trasporti). Tra i membri della Commissione, John D. Rockefeller IV, della relativa dinastia (D., West Virginia, più volte suo governatore, esperto di Estremo Oriente e membro del Comitato del Senato sulle Relazioni Internazionali, nonché della Trilateral Commission).

    Iniziato nel Giugno 2002, il lavoro della Commissione (un milione di documenti esaminati, 500 interviste condotte e 20 audizioni) si è svolto, per così dire, in salita. I suoi membri hanno più volte denunciato gli ostacoli procedurali posti da Bush e Cheney, nonché i tentativi di negare l'accesso a informazioni essenziali da parte dei responsabili della Sicurezza nazionale, dei vari servizi segreti e del dipartimento della Giustizia. Il lavoro di censura, inoltre, è stato tale da far dichiarare a Bob Graham, al momento della presentazione del rapporto (24 luglio 2003), di essere «profondamente irritato dal volume di materiali che sono stati censurati» ed aggiungere che la Commissione, nella raccomandazione finale n.15, chiamava «Presidente, corpo esecutivo e Congresso a rivedere i criteri correnti per la secretazione dei documenti e a renderli più realistici», parole rese anche più chiare da quelle finali della raccomandazione n.15, ove si chiedono all'esecutivo misure «che mettano al riparo contro l'uso del processo di secretazione dei documenti come scudo per proteggere gli interessi di bottega dei servizi».

    Le difficoltà al proposito sono emerse sin dall'inizio, come è facile dedurre da una delle appendici del rapporto intitolata «Limitazioni all'Accesso [alle informazioni] incontrate dalla Commissione congiunta» e comprendente in realtà quattro dei noccioli essenziali della vicenda, che sono rimasti così «in sospeso»: il mancato accesso ai testi dei rapporti quotidiani dell'IC al presidente (President's Daily Brief), che non ha permesso di provare che Bush jr. era al corrente di certi eventi; il negato accesso a documenti CIA sulle relazioni con Stati esteri, che non ha permesso di valutare gradi e merito della loro collaborazione; il rifiuto dell'amministrazione di rilasciare dati sui budget per le attività della IC, che non ha permesso di valutare l'entità delle risorse reali in relazione ai compiti; il diniego posto da Condoleeza Rice (responsabile del National Security Council) all'accesso a certi documenti relativi alle operazioni clandestine della CIA contro Bin Laden prima dell'11 Settembre.

    Cosa si ricava, comunque, dalla lettura del rapporto, i cui contenuti riassumiamo qui sopra? Si può rilevare che vi è una certa sconnessione tra le conclusioni e raccomandazioni fatte dalla Commissione e quanto emerge dal rapporto stesso. Per quanto possa essere divertente o utile puntare il dito sui fallimenti e i burocratismi meschini della IC nella vicenda, dal rapporto si evince che la stessa IC ha di fatto prodotto un considerevole lavoro di intelligence e di contro-misure, clandestine e non, sulle reti terroristiche. Nonostante le giuste critiche portate al rapporto stesso da due dei membri della Commissione, in una memoria allegata, emerge abbastanza chiaro che ciò che di importante non è in realtà stato fatto riguarda i massimi responsabili delle Amministrazioni Clinton e Bush, segnatamente di quest'ultima. Ed emerge piuttosto evidente che quelle «omissioni» hanno dei lati molto oscuri. Vi era una massa di informazioni disponibili sull'estrema probabilità di un attacco imminente del tipo di quello effettuato e il rapporto le elenca partitamente.

    Ne aggiungeremmo noi altre - in base alla lista compilata, con citazione della relativa fonte pubblica, da Paul Thompson del Center for Cooperative Research - che erano in possesso della IC statunitense, ma di cui il rapporto non parla: informative circostanziate venute dal Marzo all'Agosto 2001 da: Afghanistan, Argentina, Egitto, Germania, Giordania, Gran Bretagna, Italia, Israele, Marocco e infine Russia (su ordine diretto di Putin, come da lui stesso dichiarato). Dunque? Si sarebbe tentati di trarne qualche conclusione, ma di ciò che non si può provare conviene tacere.





    la rabbia e l'orgoglio. Oriana fallaci

    Sull’onda dell’emozione suscitata dagli attentati terroristici compiuti in America l’11 settembre 2001, con una lettera inviata al direttore del «Corriere della Sera», Ferruccio De Bortoli, Oriana Fallaci ha varcato la soglia di una ritrosia caparbia, che durava da tempo; e non lo ha fatto — tanto per intenderci — “in punta di piedi”. Come un pugno nello stomaco, risoluta, come un urlo tra le montagne, distintamente forte ed echeggiante, la scrittrice di origini fiorentine ha diviso teste e occhi, sguardi e pensieri, cuori. E qualcuno si è commosso: alla lettura di quelle prepotenti righe “fitte fitte”, incolonnate il 29 settembre su quattro pagine di quotidiano e più, qualcuno ha pianto. Qualcun altro, invece, in segreto ha lasciato che gli occhi s’imbevessero di lacrime, ma allo scoperto, nel mondo in cui è l’immagine dell’apparenza vanesia a farla da padrone, ha voluto polemizzare e discutere, replicare e “azzuffarsi”.
    Le prime righe:

    «Mi chiedi di parlare, stavolta. Mi chiedi di rompere almeno stavolta il silenzio che ho scelto, che da anni mi impongo per non mischiarmi alle cicale. E lo faccio. Perché ho saputo che anche in Italia alcuni gioiscono come l’altra sera alla Tv gioivano i palestinesi di Gaza. "Vittoria! Vittoria!". Uomini, donne , bambini. Ammesso che chi fa una cosa simile possa essere definito uomo, donna, bambino. Ho saputo che alcune cicale di lusso, politici o cosidetti politici, intellettuali o cosidetti intellettuali, nonché altri individui che non meritano la qualifica di cittadini, si comportano sostanzialmente nello stesso modo. Dicono: "Gli sta bene, agli americani gli sta bene". E sono molto, molto arrabbiata. Arrabbiata d’una rabbia fredda, lucida, razionale. Una rabbia che elimina ogni distacco, ogni indulgenza. Che mi ordina di rispondergli e anzitutto di sputargli addosso. Io gli sputo addosso.»

    Il racconto della Fallaci, insieme alla sua capacità di esplicitarsi ed esplicitare in virtù d’un talento che vive di parole semplici, ma significanti, è giunto come uno sparo nel cervello e così tutti hanno potuto intravedere e riconoscere il terrore; assaggiare e percepire il vuoto che solo l’angoscia e il tormento, quando scavano incarogniti, sanno far provare, in fondo a tutto, là dove dormono quei sentimenti che a ridestarli danno i brividi:

    «Ero un pezzo di ghiaccio. Anche il mio cervello era ghiaccio. Non ricordo nemmeno se certe cose le ho viste sulla prima torre o sulla seconda. La gente che per non morire bruciata viva si buttava dalle finestre degli ottantesimi o novantesimi piani, ad esempio. Rompevano i vetri delle finestre, le scavalcavano, si buttavano giù come ci si butta da un aereo avendo addosso il paracadute, e venivano giù così, lentamente. Agitando le gambe e le braccia, nuotando nell’aria. Sì, sembravano nuotare nell’aria. E non arrivavano mai. Verso i trentesimi piani, però, acceleravano. Si mettevano a gesticolar disperati, suppongo pentiti, quasi gridassero “ help - aiuto - help”. E magari lo gridavano davvero. Infine cadevano a sasso e paf!»

    Il pensiero della Fallaci sull’America e sull’Italia — due Paesi che, messi a confronto, sono lontani non solo sulle cartine, ma anche nell’anima, come fossero, in sostanza, due pianeti infilati nello stesso universo, ma solo per caso — quel pensiero, si diceva, è posto sotto una luce da cui tanti si sono sentiti e si sentiranno ancora per molto accecare:

    «È un paese così diviso l’Italia, così fazioso, così avvelenato dalle sue meschinerie tribali! Si odiano anche all’interno dei partiti, in Italia. Non riescono a stare insieme nemmeno quando hanno lo stesso emblema, lo stesso distintivo, perdio! Gelosi, biliosi, vanitosi, piccini, non pensano che ai propri interessi personali. Alla propria carrieruccia, alla propria gloriuccia, alla propria popolarità di periferia. Per i propri interessi personali si fanno i dispetti, si tradiscono, si accusano, si sputtanano... Io sono assolutamente convinta che, se Usama Bin Laden facesse saltare in aria la torre di Giotto o la torre di Pisa, l’opposizione darebbe la colpa al governo. E il governo darebbe la colpa all’opposizione. I capoccia del governo e i capoccia dell’opposizione, ai propri compagni e ai propri camerati. E detto ciò, lasciami spiegare da che cosa nasce la capacità di unirsi che caratterizza gli americani. Nasce dal loro patriottismo.»

    «Il fatto è che l’America è un Paese speciale, caro mio. Un Paese da invidiare, di cui essere gelosi, per cose che non hanno nulla a che fare con la ricchezza eccetera. Lo è perché è nato da un bisogno dell’anima, il bisogno d’avere una patria, e dall’idea più sublime che l’uomo abbia mai concepito: l’idea della Libertà, anzi l’idea della libertà sposata all’idea di uguaglianza.»

    E la rabbia della Fallaci trabocca dalle parole scritte; la stizza non può essere contenuta, perché ora si tratta di difendere ciò che è proprio, primo fra tutti il “costume” o chiamiamolo pure “spirito motore e qualificante” di ogni Paese:

    «[...] Ecco dunque la mia risposta alla tua domanda sul Contrasto delle Due Culture. Al mondo c’é posto per tutti, dico io. A casa propria tutti fanno quel che gli pare e se in alcuni paesi le donne sono così stupide da accettare il chador anzi il velo da cui si guarda attraverso una fitta rete posta all’altezza degli occhi, peggio per loro. Se son così scimunite da accettar di non andare a scuola, non andar dal dottore, non farsi fotografare eccetera, peggio per loro. Se son così minchione da sposare uno stronzo che vuol quattro mogli, peggio per loro. Se i loro uomini sono così grulli da non bere la birra e il vino, idem. Non sarò io a impedirglielo. Ci mancherebbe altro. Sono stata educata nel concetto di libertà, io, e la mia mamma diceva: “Il mondo è bello perché è vario”. Ma se pretendono di imporre le stesse cose a me, in casa mia... Lo pretendono. Usama Bin Laden afferma che l’intero pianeta terra deve diventar musulmano, che dobbiamo convertirci all’Islam, che con le buone o con le cattive lui ci convertirà, che a tal scopo lui ci massacra e continuerà a massacrarci. E questo non può piacerci, no. Deve metterci addosso una gran voglia di rovesciar le carte, ammazzare lui.»

    E tra tutti, L’Italia, una cultura che la Fallaci dichiara di amare in modo viscerale e appassionato:

    «Io sono italiana. Sbagliano gli sciocchi che mi credono ormai americana. Io la cittadinanza americana non l’ho mai chiesta. Anni fa un ambasciatore americano me la offrì sul Celebrity Status, e dopo averlo ringraziato gli risposi: “Sir, io all’America sono assai legata. Ci litigo sempre, la rimprovero sempre, eppure le sono profondamente legata. L’America per me é un amante anzi un marito al quale restrò sempre fedele. Ammesso che non mi faccia le corna. Voglio bene a questo marito. E non dimentico mai che se non si fosse scomodato a fare la guerra a Hitler e Mussolini, oggi parlerei tedesco. Non dimentico mai che se non avesse tenuto testa all’Unione Sovietica, oggi parlerei russo. Gli voglio bene e m’è simpatico. Mi piace ad esempio il fatto che quando arrivo a New York e porgo il passaporto col certificato di residenza, il doganiere mi dica con un gran sorriso: “Welcome home, benvenuta a casa”. Mi sembra un gesto così generoso, così affettuoso. Inoltre mi ricorda che l’America è sempre stata il Rifugium Peccatorum della gente senza patria. Ma io la patria ce l’ho già, Sir. La mia patria è l’Italia, e l’Italia è la mia mamma.»

    Infine il saluto della scrittrice, il ritorno alla probabile, chissà quanto lunga e ostinata, chiusura nel silenzio. E il senso d’un irremovibile, taciturno destino, già pesa:

    «[...] Col che ti saluto affettuosamente, caro il mio Ferruccio, e t’avverto: non chiedermi più nulla. Meno che mai di partecipare a risse o a polemiche vane. Quello che avevo da dire l’ho detto. La rabbia e l’orgoglio me l’hanno ordinato. La coscienza pulita e l’età me l’hanno consentito. Ma ora devo rimettermi a lavorare, non voglio essere disturbata. Punto e basta.»
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    centrosardegna
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    00 26/11/2005 16:27
    Amman eleven (nine)


    La storia della manipolazione dell'informazione da parte del potere è lunga, ma non c'è dubbio che dal settembre 2001 la propaganda è entrata in una nuova fase, sostituendosi alla realtà stessa. Facilitata chiaramente dall'audience, ormai formata principalmente dalla generazione cresciuta con la televisione, abituata ad affidarsi ad essa per sapere ciò che succede attorno a sé, e sapientemente "preparata" da innumerevoli "reality show": spettacoli che, appunto, presumono di rappresentare la realtà, mentre si tratta di squallida fiction con attori dilettanti. La vecchia Corrida di Corrado, ma senza le scampanate e gli ululati del pubblico (volendo, si può rimediare da casa).

    L'attacco all'America dell'11/9 è stato, tragicamente, proprio questo: un reality show in formato kolossal, che ci ha spediti nel tunnel del format "War on Terror" in cui ci troviamo tuttora. Alla serie di immagini molto selezionate dell'11/9 - che, ad uno studio approfondito, rivelano quella sciatteria caratteristica delle produzioni di serie hollywoodiane - alla sceneggiatura raffazzonata da pulp di serie B, hanno fatto seguito due guerre filmate da reporter embedded - seguendo una regia, quindi - la caccia infinita a Bin Laden, decapitazioni e attentati terroristici vari, tutti riportati dai media con la stessa tecnica: poche immagini, solo quelle che possono combaciare con la sceneggiatura (mi viene in mente la decapitazione di Berg: dove il filmato avrebbe contraddetto il racconto, l'immagine scompare); soppressione di ogni altra immagine; spiegazioni pretestuose, basate sul nulla, che si vogliono confermate dalle poche immagini presentate; soppressione di qualsiasi contraddittorio. Sono stati gli arabi? Bene, allora sono stati gli arabi, ecco infatti le foto (seguono foto di arabi, random, tanto si assomigliano tutti).

    L'ultimo episodio in ordine di tempo pochi giorni fa, ad Amman in Giordania. L'attacco a tre alberghi, frequentati, spiega la versione ufficiale, da molti israeliani. Ecco trovato il movente. Tuttavia, la sfiga di Allah perseguita questi poveri estremisti islamici: dopo aver mancato Rumsfeld nel Pentagono, la totalità dei CEO delle aziende con sede nel WTC, Netanyahu a Londra, anche i turisti israeliani sono riusciti a sfuggire alla furia islamica. Evacuati dalle forze di sicurezza giordane, come riportava Haaretz. Lo stesso Haaretz poi smentisce, ma solo in apparenza: i turisti sono stati evacuati dalla Giordania solo dopo gli attentati. Dalla Giordania, si presume quindi che dagli alberghi siano stati evacuati qualche tempo prima, e il quotidiano non specifica quando, esattamente.

    Ad andarci di mezzo una delegazione di funzionari del Ministero della Difesa cinese ed una di funzionari palestinesi, tra cui il capo dei servizi segreti, impegnati in colloqui sull'estensione delle già ben avviate collaborazioni al campo degli armamenti, più diversi diplomatici palestinesi, più un'intera famiglia, sempre palestinese, che stava celebrando un matrimonio. Dai media pochissimi cenni sulle vittime, spesso i cinesi non vengono neanche citati, altrove diventano "studenti". Non una parola dai palestinesi feriti o scampati alla strage. Subito, la spiegazione: kamikaze. Nonostante le foto che si possono trovare in rete contrastino totalmente con questa versione. I muri sono intatti, privi anche degli inevitabili schizzi di sangue che un suicida avrebbe dovuto provocare, mentre i soffitti, nella zona delle esplosioni, sono completamente distrutti; anche i primi resoconti della Reuters confermano il posizionamento dell'esplosivo nei controsoffitti. Esplosivo militare, si direbbe, perché tracce di fuoco non ce ne sono.

    Ma di tutto ciò niente arriva al grande pubblico, per il quale è già pronta la scena madre: una kamikaze che non ha funzionato, viva, in tv, e con la cintura esplosiva in bella mostra, "prova" vivente della veridicità della versione ufficiale. La polizia afferma di averla arrestata dopo due giorni, e ancora indossava l'esplosivo: meglio così, almeno siamo sicuri che è lei (bisognava pensarci quando fu arrestato Totò Riina, mostrarlo in posa con la lupara). Continua la fiction, imperterrita. Da tempo ormai non ha più alcun contatto con la realtà, eppure per tutti - o quasi - continua ad essere la realtà. Sembra incredibile, ma l'ha detto la televisione.

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    centrosardegna
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    00 26/11/2005 18:30
    Almeno 7 del 9/11
    dirottatori sono ancora vivi



    La Commissione nazionale sugli attacchi del terrorista sul unito Dichiara

    I dirottatori del muscolo 'hanno selezionato dallo scomparto Ladin ':

    Al Suqami di Satam, Al Shehri (due fratelli) di Waleed e di lamento entrambe l'AlOmari di Abdul e vivo Aziz Alvivo, di Fayez Banihammad (dai UAE), di Ahmed Ghamdi, Al Ghamdi, Al Shehri di Hamza di Mohand AlGhamdi di Saeed e vivo AlHaznawi, Al Nami di Ahmad e vivo di Ahmed Alvivo, di Majed Moqed e de Salem Hazmi vivo (fratello di Al Hazmi di Nawaf).

    Come può la Commissione di 9/11 essere presa seriamente quando si riferiscono a 9/11 'di dirottatore che sono ancora vivi?





    Alcuni dei sospetti hanno usato apparentemente le identità rubate almeno di cinque Saudis che hanno lavorato nell'industria di linea aerea come piloti, meccanici e la gente degli addetti — di volo che avrebbe avuta accesso aumentato in aeroporti, un funzionario di governo Saudito ha detto alla Sole-Sentinella.




    Una domanda prolungata è perchè i carichi del passeggero sui quattro aerei dirottati in cieli degli STATI UNITI stanno descrivendi dai funzionari di industria come "molto, molto basso.'' [CNN 9/20/2001]


    Volo 11 Del American Airlines
    Boeing 767-223ER. Capienza del combustibile 24.000 galloni

    Capienza 181 Della Disposizione dei posti a sedere
    81 passeggero (dirottatori compresi)
    9 addetti di volo, 2 piloti

    Dirottatori presunti:


    Satam M.A. Al Suqami
    Waleed M. Alshehri - Vivo
    Lamento M. Alshehri - Vivo
    Mohamed Atta - Vivo?
    Abdulaziz Alomari - Vivo

    Dettagli completi



    Volo previsto: Boston - Los Angeles

    Il volo ha partito 07:59 a.m..

    Arrestato in WTC 1 08:46 a.m..



    Volo 11 Del American Airlines, Riesaminato


    Volo 175 di United Airlines
    Boeing 767-222. Capienza del combustibile 24.000 galloni

    Capienza 181 Della Disposizione dei posti a sedere
    56 passeggeri (dirottatori compresi)
    7 addetti di volo, 2 piloti

    Dirottatori presunti:


    Al-Shehhi Di Marwan
    Al Qadi Banihammad Di Fayez Rashid Ahmed Hassan
    Ahmed Alghamdi
    Hamza Alghamdi
    Mohand Alshehri - Vivo

    Dettagli completi



    Volo previsto: Boston - Los Angeles

    Il volo ha partito 08:14 a.m..

    Arrestato in WTC2 09:03 a.m..




    Volo 77 Del American Airlines
    Boeing 757-223. Capienza del combustibile 11.000 galloni

    Capienza 200 Della Disposizione dei posti a sedere
    58 passeggeri (dirottatori compresi)
    4 addetti di volo, 2 piloti

    Dirottatori presunti:


    Khalid Almihdhar - Vivo?
    Majed Moqed
    Salem Alhazmi - Vivo
    Nawaf Alhazmi
    Hani Hanjour

    Dettagli completi



    Volo previsto: Washington a Los Angeles

    Il volo ha partito 08:20 a.m..

    Arrestato nel pentagono 09:38 a.m..




    Volo 93 di United Airlines
    Boeing 757-222. Capienza del combustibile 11.000 galloni

    Capienza 200 Della Disposizione dei posti a sedere
    38 passeggeri (dirottatori compresi)
    5 addetti di volo, 2 piloti

    Dirottatori presunti:


    Saeed Alghamdi - Vivo
    Ahmed Ibrahim A. Al Haznawi
    Ahmed Alnami - Vivo
    Ziad Samir Jarrah

    Dettagli completi



    Volo previsto: Newark a San Francisco

    Il volo ha partito 8:42 a.m. (in ritardo 41 minuto)

    Arrestato in Pensilvania 10:06 a.m..




    Le Discrepanze Del 9/11 Dell'Aeroporto Di Video Di Sorveglianza



    La storia che le scatola-taglierine utilizzate dirottatori e le lame di plastica nell'attacco al centro di commercio mondiale è un fictoid funzionale. In questo caso, la funzione era diversione. Questo fictoid serve a deviare le attenzioni pubbliche dalla responsabilità e la responsabilità legale, del governo e delle linee aeree di impedire le armi importanti quali le pistole, le bombe, spruzzi chimici e lame cercare dal essere trasportato a bordo degli aeroplani. Se tali dispositivi illegali smuggled a bordo degli aerei, la responsabilità potrebbe ammontare a miliardi dei dollari. Se, d'altra parte, potesse essere diffuso che i dirottatori avevano utilizzato soltanto le lame di plastica, come quelli forniti dalle linee aeree per i pasti, o taglierine della scatola, che sono state permesse sugli aerei, nessuno le linee aeree, i vagliatori all'aeroporto, o il FAA, che regola la sicurezza degli aeroporti, potrebbe essere giudicato legalmente responsabile [dettagli completi]

    Il BBC ha segnalato una trascrizione di una telefonata fatta dal amy Sweeney di Madeline dell'addetto di volo ai comandi di traffico æreo de Boston in cui ha dato i numeri della sede occupati dai dirottatori e questi numeri della sede non hanno corrisposto a quelli degli uomini esatti dal FBI per essere responsabili del dirottamento:

    Il FBI ha chiamato un volo 11 dei cinque dirottatori a bordo, mentre la ms Sweeney ha macchiato soltanto quattro. Inoltre, i numeri che della sede ha dato erano differenti da quelli registrati nei nomi dei dirottatori [notizie di BBC]

    Il CNN ha segnalato che gli uomini che hanno dirottato il velivolo hanno usato le identificazioni phony che contengono i nomi della gente reale che vive nelle nazioni arabe nel Medio Oriente.

    Il pilota di linee aeree, Al-Ghamdi di Saeed, i 25 ed Al-Omari Sauditi di Abdulaziz, un assistente tecnico da Riyadh, sono furious che i particolari "personali" dei dirottatori - compreso il nome, il luogo, la data della nascita e l'occupazione - hanno abbinato il loro propri [telegrafo]

    TFBI dice che non ci è prova per collegare i suddetti uomini ai hijackings di 9/11.

    che Nel mese di settembre del 2002, [ direttore Robert Mueller di FBI ] non c'è due volte il CNN detto a quello là "nessuna prova legale per dimostrare le identità dei dirottatori suicidal." [comprensione]

    Così, un fatto è apparente. Se coloro che dirottasse gli aeroplani di 9/11 stessero usando le identità rubate, allora non conosciamo chi erano o che hanno funzionato per. Non possiamo. È impossibile.

    Un detto ufficiale dell'ambasciata Saudita era difficile da sapere per sicuro se i dirottatori hanno usato i nomi bogus. "non potete gettare una pietra in Arabia Saudita senza colpire Al Ghamdi," ha detto, riferendosi all'ultimo nome presunto di tre dei dirottatori [Chicago Tribune]

    Ora, la gente che sta intendendo commettere il suicide non si preoccupa normalmente circa se chiunque conosce il loro nome reale ed è qui che alcune altre funzioni dispari di questo caso intraprendono un nuovo significato.

    Ci diciamo a che il gruppo che ha progettato ed effettuato gli attacchi di 9/11 sia stato altamente (possibilmente dal CIA) esperti addestrati, con conoscenza di come rubare le identità e forgiare le identificazioni false, tuttavia allo stesso tempo stiamo dicendosi a che questi uomini siano stati incapaci correttamente di riempirsi nelle applicazioni di visto degli Stati Uniti.

    Inoltre stiamo dicendosi a che abbiano speso la notte prima dell'attacco che ottiene bevuto in barre, facendo il rumore, gridante gli insulti "ai infidels" e facendo tutto potrebbero attrarre loro l'attenzione. Hanno usato le schede di accreditamento pubblicate nei loro nomi rubati, si stato conceduti le loro autorizzazioni del driver con i nomi rubati essere fotocopiato ed utilizzato i calcolatori della biblioteca pubblica per trasmettere i email che usando avanti e indietro i loro nomi rubati firmati ai messaggi unencrypted circa i loro programmi per rubare il velivolo ed arrestarli nelle costruzioni, allora decorate i loro appartamenti con i puntelli assurdamente evidenti quale un manuale d'impolveramento del raccolto al punto in cui l'affare intero legge come un film detective basso del preventivo "B" dai 1930s.

    In breve, questi uomini hanno fatto tutto che potrebbero assicurarsi tutto conoscessero chi erano, o più al punto, che stavano fingendo essere.

    Poiché le identificazioni usate dai dirottatori erano phony, non possiamo conoscere chi realmente erano o chi realmente hanno funzionato per. Ma che cosa è apparente è che coloro che ha progettato i hijackings e gli attacchi di 9/11 hanno uscito del loro senso lasciare l'abbondanza degli indizii che indicano ai cittadini delle nazioni arabe orientali centrali.

    Molti dei ricercatori credono che alcuni degli indizii iniziali che sono stati scoperti circa le identità dei terroristi e preparazioni, quali i manuali di volo, siano stati significati per essere trovati. Un ex funzionario ad alto livello di intelligenza mi ha detto che, "che cosa traccia è stata lasciata è stata andata deliberatamente—per il F.B.I. per inseguire." [Il Nuovo Yorker]


    Non conosciamo chi ha progettato 9/11 di attacchi.

    Ma conosciamo che chi li hanno desiderati pensare erano.

    Conosciamo di chi hanno inteso l'America per incolpare gli attacchi.



    Un lavoratore addetto al salvataggio 9-11 recentemente è venuto in avanti dire che si è detto a dagli agenti del FBI "per mantenere la mia bocca chiusa" circa uno "delle scatole nere" un pompiere del collega contribuito ad individuare a terra zero, contraddicendo la storia ufficiale che nessun dei registratori di dati della cabina di guida e di volo sono stati recuperati mai nel wreckage delle torrette del centro di commercio mondiale (WTC).

    Quelli vicino alla ricerca 9-11 hanno detto che il recupero "delle scatole nere" è importante perché possono tenere gli indizii vitali circa che cosa realmente sono accaduto sulla mattina de 11 settembre 2001.

    Il registratore di voce di cabina di guida utilizza un accoppiamento dei microfoni per bloccare tutti i suoni della cabina di guida per gli ultimi 30 minuti di un volo condannato. Il registratore di dati di volo è inoltre significativo poiché registra l'altezza, l'intestazione e la verlocità relativa [AFP]



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    centrosardegna
    Post: 627
    Registrato il: 03/05/2005
    Utente Senior
    00 29/11/2005 21:46
    Comprendendo come l'enorme massa di informazioni che ho inserito nel post gemello a questo possa in qualche modo scoraggiare la lettura ho ritenuto opportuno riassumere qui i concetti base della teoria che volevo esprimere con questa dettagliata e approfondita documentazione.

    Ecco i punti fondamentali.

    1) Osama Bin Laden non ha MAI direttamente rivendicato gli attentati.

    2) Le forze armate degli Stati Uniti non hanno MAI messo in atto nessuna delle normali procedure di sicurezza in caso di dirottamento aereo per cercare di entrare in contatto con gli aerei dirottati.

    3) Il Boeing 757 che si sarebbe abbattuto sul Pentagono non è MAI stato recuperato. I danni provocati all'edificio del Pentagono non potevano essere quelli causati da un Boeing di quelle dimensioni. Secondo le stesse immagini fornite dal pentagono il Boing avrebbe dovuto volare a 60 cm d'altezza dal suolo a 880 km orari su un tracciato ed un percorso fisicamente impossibile.

    4) Non è MAI stata avviata nessuna inchiesta ufficiale da parte del governo degli Stati Uniti per accertare l'esatta dinamica degli attentati.

    5) Secondo il 93% degli esperti di politiche sociali è FORTEMENTE IMPROBABILE che gli attacchi alle Torri gemelle di New York e al Pentagono di Washinghton siano avvenuti per mano dei terroristi islamici.



    Open your mind...
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