Poliziotti.it Il Forum di "Poliziotti.it"

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    Ranzani.Divani
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    00 05/03/2006 21:06
    Ma qualcuno conosce la storia di questi gruppi? Sono nati dalle ceneri dei movimenti del '68 o sono nuovi? Soprattutto, visto che spesso appaiono così organizzati e protetti, chi ci potrebbe essere dietro di loro?
  • |=Morpheus=|
    00 07/03/2006 16:31
    GAGGIO ADELAIDE CRISTINA detta Haidi Giuliani [SM=x165049]
    "Sono nata a Sant'Ambrogio di Valpolicella, in provincia di Verona nel 1944. La mia storia professionale è segnata dall'insegnamento elementare, dagli anni delle lotte per ottenere il tempo pieno. Sono molto legata al movimento che ha sfilato per le vie di Genova, alla sua generazione, ai suoi fatti. Mi sono decisa ad accogliere l'invito di candidarmi nelle liste di Rifondazione Comunista/Sinistra Europea, per affrontare meglio i problemi in cui mi dibatto, a cominciare da quanto accaduto a luglio 2001, durante il G8, che è solo la punta dell'iceberg di una più generale repressione del dissenso. Ma sarà mia premura occuparmi delle condizioni di vita nelle carceri, del superamento dei cpt, più in generale del pieno reintegro dei diritti democratici e di cittadinanza".

    NON SAPREI RISPONDERTI ... IO.
    MA SE VUOI SAPERNE DI PIU' FORSE ...

    ... REPRESSIONE DEL DISSENSO ... MMH ... ASSOMIGLIA UN PO' AL PORGERE L'ALTRA GUANCIA.
    BEH ORA SI SA' CHE SE VUOI DISSENTIRE A CASA SUA LO POTRAI FARE LIBERAMENTE ANCHE SPACCANDO TUTTO ED AGGREDENDO CHI VORRAI.
    BASTA CHE SIA DISSENSO PERO'! [SM=x165057] [SM=x165057] [SM=x165057]
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    ispanicop
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    00 07/03/2006 22:24
    Bravo Morpheus. [SM=x165053] [SM=x165053] [SM=x165053] [SM=x165053]
    Meditate gente, meditate..... [SM=x165044] [SM=x165044]
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    soldato.blu
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    00 08/03/2006 11:33
    Re:

    Scritto da: |=Morpheus=| 07/03/2006 16.31
    GAGGIO ADELAIDE CRISTINA detta Haidi Giuliani [SM=x165049]
    "Sono nata a Sant'Ambrogio di Valpolicella, in provincia di Verona nel 1944. La mia storia professionale è segnata dall'insegnamento elementare, dagli anni delle lotte per ottenere il tempo pieno. Sono molto legata al movimento che ha sfilato per le vie di Genova, alla sua generazione, ai suoi fatti. Mi sono decisa ad accogliere l'invito di candidarmi nelle liste di Rifondazione Comunista/Sinistra Europea, per affrontare meglio i problemi in cui mi dibatto, a cominciare da quanto accaduto a luglio 2001, durante il G8, che è solo la punta dell'iceberg di una più generale repressione del dissenso. Ma sarà mia premura occuparmi delle condizioni di vita nelle carceri, del superamento dei cpt, più in generale del pieno reintegro dei diritti democratici e di cittadinanza".

    NON SAPREI RISPONDERTI ... IO.
    MA SE VUOI SAPERNE DI PIU' FORSE ...

    ... REPRESSIONE DEL DISSENSO ... MMH ... ASSOMIGLIA UN PO' AL PORGERE L'ALTRA GUANCIA.
    BEH ORA SI SA' CHE SE VUOI DISSENTIRE A CASA SUA LO POTRAI FARE LIBERAMENTE ANCHE SPACCANDO TUTTO ED AGGREDENDO CHI VORRAI.
    BASTA CHE SIA DISSENSO PERO'! [SM=x165057] [SM=x165057] [SM=x165057]



    Questa te la quoto alla grande [SM=x165034] ed aggiungo:

    Pubblichiamo stralci della postfazione scritta da di Haidi Gaggio Giuliani al libro “2001-2006 Segreti e bugie di Stato” di Gigi Malabarba. Il libro, da oggi, è in edicola insieme a “Liberazione” al prezzo di 4 euro e 50

    Haidi Gaggio Giuliani
    Sono andata di nascosto alla mia prima manifestazione: era per un ragazzo ucciso, schiacciato contro un muro da una camionetta della Celere di Padova; si chiamava Giovanni Ardizzone.Qualche anno dopo, come attivista del Pci, avrei manifestato in favore del sindacato di Polizia, per quei “poliziotti sfruttati” di pasoliniana memoria, in favore della democratizzazione dei corpi militari usati in ordine pubblico. Mi è capitato tante e tante volte, negli anni Sessanta e Settanta, di trovarmi faccia a faccia con le divise, e non si era mai dalla stessa parte, anzi… Tuttavia mi piace ricordare un episodio: eravamo andate, come donne della sezione di zona, a sostenere lo sciopero delle commesse della Standa, e stavamo tutte a braccetto a fare cordone davanti alle vetrine dell’ingresso; ai fatidici tre squilli di tromba, che precedevano la carica, alcune hanno avuto paura, hanno chiuso gli occhi e infilato la testa tra le spalle, qualcuna è scoppiata a piangere, ma nessuna ha lasciato la stretta. La carica non è arrivata: i manganelli penzolavano inerti nelle mani degli uomini che avrebbero dovuto aggredirci. L’ometto con la fascia tricolore li fulminava con minacce sprezzanti ma niente da fare, quelli non si muovevano, non se la sentivano proprio di sfondare la fragile barriera tremante di figlie madri sorelle di fronte a loro. Ricordo che a quel punto le lagrime agli occhi sono venute a tutte, al pensiero di quello che avrebbero subito quegli uomini. Uomini, appunto. Mi è capitato raramente, in seguito, di trovare un uomo o una donna dentro a una divisa. E ho imparato a non amarle, le divise, da quelle tronfie di medaglie ai grembiulini di scuola. […] Alle grandi battaglie ideali per la conquista dei diritti era seguita la stagione della lotta armata, che aveva lasciato una grande confusione in larga parte dell’opinione pubblica; diciamo che c’era chi aveva interesse a fomentare quella confusione, a mescolare le cose: le Brigate rosse con la strategia della tensione; le proteste, gli scioperi, gli espropri proletari e le occupazioni con il terrorismo. Non c’è da stupirsi se oggi qualcuno grida al “pericolo comunista”, nel nostro Paese, se c’è chi tenta perfino di mettere insieme gli uomini e le donne che hanno combattuto nella Resistenza con i repubblichini di Salò: quando si comincia a imbrogliare la storia si imbocca una china pericolosa. La democrazia è un ingranaggio delicato, basta distrarsi un momento, lasciare che si guasti qualcosa, ed ecco che si torna indietro nelle conquiste sociali, nella coscienza collettiva. E la strada si fa terribilmente scivolosa. In quegli anni ci siamo distratti in molti. Ci siamo risvegliati a Genova.
    Certamente è difficile capire, dal basso, le cose che ci racconta Gigi Malabarba: le divise che incontri nella vita non sono le alte uniformi del potere. Leggendo ti rendi conto della distanza enorme che separa i vertici dalla base, le alte sfere del comando da noi che offriamo loro legittimità senza un controllo diretto. Leggendo pensi che per scriverle, quelle cose, bisogna essere coraggiosi; e subito dopo ti interroghi sul fatto inquietante che ci voglia coraggio per dire le cose come stanno. […]
    La guerra è violenza che genera violenza, è terra avvelenata che per molti decenni continua ad avvelenare; è un ragazzo, uno come tanti, di quelli che puoi incontrare con gli amici al bar o fermo ad un semaforo sul suo motorino, che grida eccitato al collega “Annichiliscilo! ”. La guerra è ricerca incessante di dominio che la fine dell’equilibrio basato sul terrore nucleare ha reso ancora più esplicita, sviluppa appetiti feroci. Ed alimenta quel ginepraio di cui ci parla Malabarba.
    Il predominio statunitense, con la collocazione degli uomini peggiori nei posti peggiori (per la democrazia, si intende), impone un modello, una complicità, nei gangli più delicati dell’organizzazione statale dei singoli paesi: servizi, strutture di sicurezza e di intelligence. Malabarba ricorda Genova, ricorda Calipari, come esempi di questa brutale egemonia. Ma non sottovaluta le responsabilità del governo, nostre, nazionali. Ed è lì che occorre concentrare la nostra attenzione e la nostra iniziativa; fare pulizia nel giardino di casa aiuta l’ambiente di tutto il Pianeta. Informazione, vigilanza, creazione e allargamento del consenso intorno a progetti di rilancio della democratizzazione delle strutture, dalla polizia alla guardia di finanza, ai corpi militari, ai servizi. Non perdere nessuna occasione per farlo. A cominciare dai programmi con i quali l’opposizione si presenta nella già avviata campagna elettorale. La commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti di Napoli e di Genova del 2001. Una commissione di inchiesta sull’uccisione di Calipari. Gli identificativi per gli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico. La fine dell’impunità per i comportamenti infami sempre più frequenti da parte di carabinieri, poliziotti, guardie penitenziarie. L’individuazione dei responsabili anche per ridare credibilità a settori tanto delicati dello Stato. E un’azione generale di defascistizzazione. I canti inneggianti a Pinochet e al fascismo che abbiamo sentito intonare alla Foce di Genova la sera del 20 luglio 2001, il simbolo del fascio littorio della repubblica di Salò collocato nel bianco del tricolore dietro la scrivania del comando del corpo di spedizione a Nassiriya, solo per fare qualche esempio, non possono essere più sottovalutati o ignorati. Ne va, appunto, delle garanzie democratiche del nostro Paese.

    Liberazione 04-03-2006

    Insomma la divisa come elemento di spersonalizzazione, quindi, dagli pure addosso tanto dentro raramente trovi un uomo od una donna.
    Quanto mi piacerebbe chiederle cosa o chi ritiene di trovare sotto un passamontagna, anche se si trasformerebbe in una domanda retorica di cui saprei già la scontata risposta.

    Infine l'atavica sindrome da Fort Apache, che colpisce me come quasi tutte le divise, mi porta a sottolineare la parola INFAME utilizzata dalla signora (le parole sono pietre, ama ripetere il buon Ostro), bell'esempio di democrazia a senso unico, un buon viatico per l'entrata in Parlamento.......auguri.
    ----------------------------------------

    Hey oh rock and roll, deliver me from nothing (Bruce Springsteen)

    "Collè, capovolgi il mezzo e portalo all'incomincio della strada" (Anonimo collega)


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    ziadada
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    00 08/03/2006 19:05
    un modesto contributo: definizione di no global dell'Accademia della crusca...)
    "No global ha inizialmente indicato il Popolo di Seattle, organizzazioni, movimenti, persone che hanno partecipato alla Conferenza di Seattle del 1999 il cui obiettivo era quello di fissare regole per il commercio mondiale; oggi sono gli stessi no global a precisare che la loro protesta non è "contro la globalizzazione", ma per una globalizzazione diversa, più solidale, che non sfrutti economicamente i paesi in via di sviluppo, che tenga conto della molteplicità delle culture e non tenda ad omologare i modelli di vita di tutti gli abitanti del nostro pianeta sul modello occidentale.
    Gli obiettivi comuni a tutto il variegato movimento no global, composto, per la parte italiana, da associazioni cattoliche, pacifiste, solidaristiche cui si aggiunge il Laboratorio dei Disobbedienti (costituito da centri sociali e altre strutture della sinistra antagonista), sono stati esposti nel manifesto approvato a Porto Alegre il 4 febbraio 2002: annullamento del debito dei paesi poveri, istituzione della Tobin Tax (tassa sugli scambi di valuta), abolizione dei paradisi fiscali, protezione dell'ambiente e della biodiversità, opposizione alle privatizzazioni, sostegno ai diritti dei lavoratori, alla parità tra uomo e donna, diffusione della democrazia nel mondo, condanna del terrorismo e della guerra (dopo l'11 settembre hanno dato vita ad un movimento pacifista)."

    ciao

    ziadada

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    webcop
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    00 08/03/2006 23:57
    NoGlobal ? Per quanto possano richiamarsi anacronisticamente ai movimentri del '68 e del '77, non credo che realisticamente si possa "riconoscergli" tale prerogativa.
    E penso anche che faremmo torto al popolo di Seattle, cui ha fatto cenno Ziadada, negandogli un'identità ben precisa.
    Parlare dei NoGlobal come successori dei sessantottini et similia, credo che sarebbe un errore non da poco, almeno quanto lo sarebbe assimilare al movimento noglobal i NoGlobal (differenza mica da poco) nel senso che contestare la liberalizzazione selvaggia non coincide e non corrisponde necessariamente a "segnare" un solco che separa estremismi da idealismo. Per carità, questa è solo la mia personale opinione.
    Se vuoi posso anche aggiungere, andando offtopic, che penso anche che NON è l'uomo a dover girare intorno al mercato, ma il mercato a dover essere regolato e finalizzato alle necessità e ai bisogni dell'uomo.
    E qui chiudo l'offtopic. [SM=g27761]
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    ziadada
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    00 09/03/2006 12:43
    Grazie webcop per aver fatto riferimento al mio post cogliendone appieno lo spirito :-)))).
    Forse l'avrete già fatto voi in qualche altro passaggio (non sono ancora riuscita a leggere tutti i thread) ma mi sembrava bene ricordare che a Genova sono convenute moltissime persone pacifiche, idealiste ma di certo non estremiste, e che spesso, al di là di eventi puntuali come la grande manifestazione, il proprio impegno lo esprimono in prima persona nel servizio dei poveri e poverissimi del primo o del terzo mondo, vittime, secondo un'interpretazione che io condivido, del liberalismo dissennato. A Genova c'erano moltissime persone buone, la cui sicurezza è stata messa a repentaglio (lo dico con profondo dolore) prima di tutto da un manipolo di dissennati sedicenti leader autoeletti ed autoreferenziali. Poi, chi alza la voce e cerca il conflitto fa più scalpore, fa più notizia, e assorbe sotto il segno delle *sue* azioni tutto quello che i pacifici fanno restando sotto silenzio.
    In questo tempo in cui l'imbarbarimento avanza (o son io che passati i quaranta m'incupisco?) cerchiamo di non dimenticarci dei buoni, di quello che fanno e di quello che, prima e dopo il G8, hanno di buono da dare e da dire.
    Per questo mi spiaceva che ad una domanda sull'origine di questi movimenti si rispondesse solo citando Haidi Giuliani...

    Ciao

    ziadada
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    ostro
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    00 09/03/2006 14:50
    Ziadada infatti hai ragione, sarebbe stupido non studiare ed analizzare un movimento come quello dei no-global. Il guaio è che poi dobbiamo tornare a casa nostra e scontrarci purtroppo con le infelici parole della signora Giuliani. Che secondo il mio modesto parere con il no global pensiero centrano poco, mentre invece sono un buon manifesto elettorale per l'assicurazione di un posto in parlamento ! Vizio italico, prendersela con le divise, fa sempre guadagnare voti. Ma che pochezza, quelle divise non sono uomini e donne? Non sono lavoratori, io spero che comprenderanno i potenziali elettori di tal politici! Perchè il mondo non diventa certo meno violento, attraverso l'esclusione ed il razzismo. Perchè di razzismo si tratta, traslato alle divise, ma nelle divise ci sono sempre uomini e donne!
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    Ranzani.Divani
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    00 09/03/2006 21:05
    Capisco lo sfogo della signora, in fin dei conti ha perso un figlio. Pertanto evito di fare una critica-satira pungente alle sue parole. Il dolore di una madre va sempre rispettato, chiunque essa sia. Anche se resto dell'idea che Placanica si sia difeso.

    Presumo che quelli che oggi fanno i no global, un domani faranno i borghesi, come è sempre successo. Mentre chi fa il poliziotto oggi e ha dei valori, un domani insegnerà questi valori. Cmq chi vivrà vedrà, chissà che fine farà il signor Casarini o il signor Caruso!
    [SM=x165074]

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    Riminese.34
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    00 10/03/2006 01:58
    Re:

    Scritto da: Ranzani.Divani 09/03/2006 21.05
    Cmq chi vivrà vedrà, chissà che fine farà il signor Casarini o il signor Caruso!
    [SM=x165074]




    Finiranno col fare gli Onorevoli con tanto di scorta della PS così odiata in passato, ovvio no?? [SM=g27765] [SM=x165071] [SM=x165070]

    [Modificato da Riminese.34 10/03/2006 1.58]

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    00 11/03/2006 16:44
    IL DISSENSO DEI NOGLOBAL E CENTRO SOCIALI IN GENERE
    "Una decina i feriti tra entrambe le parti, i più gravi quattro carabinieri investiti dallo scoppio di una bomba carta riempita di chiodi". (Scontri a Milano 11/03/2006)

    FINCH'E' DISSENSO ...
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    bluewall
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    00 14/03/2006 18:19
    Re: Re:

    Scritto da: Riminese.34 10/03/2006 1.58
    Finiranno col fare gli Onorevoli con tanto di scorta della PS così odiata in passato, ovvio no?? [SM=g27765] [SM=x165071] [SM=x165070]

    [Modificato da Riminese.34 10/03/2006 1.58]



    [SM=g27766] [SM=x165052]
    "La regionalizzazione della Polizia di Stato è una cosa che si decide in Parlamento ed anche se non piace ai più di centomila lavoratori della Ps deve essere comunque accettato". F. Speroni, Lega Nord (Aripijate !!! - Bluewall)
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    deeppink
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    00 14/03/2006 21:48
    [SM=g27759] [SM=x165044] [SM=x165048]
    Deeppink
  • |=Morpheus=|
    00 24/03/2006 01:25
    AGGIORNAMENTO DA GENOVA
    Il no-global Matteo Massimo V. di Bologna, trent'anni, collaboratore del portale Indymedia ha avuto uno "strascico" dopo che nel pomeriggio di ieri ha testimoniato davanti ai giudici presieduti da Gabrio Barone. ... Matteo Massimo, forse anche a causa del suo look, testa rasata e vestito nero, è stato fermato da agenti della Polfer e richiesto dei documenti. ... Nel suo esposto alla procura della Repubblica scriverà che dopo essere stato portato in una stanza e perquisito un agente gli avrebbe detto: "se continuate così finite male". Frase ambigua che può voler dire tutto o niente e che però lo ha spaventato molto tanto da indurlo a telefonare subito al suo avvocato Simone Sabatini. Il legale ha avuto l'impressione che fosse molto impaurito per l'episodio, quello della successiva perquuisizione, che lo stesso avvocato non stenta a definire "irrituale".

    UN QUARTO DI PAGINA DEL CORRIERE MERCANTILE DEL 23/03/2006!

    PER CAPIRE COSA? MATTEO MASSIMO - 30 ANNI - CHE HA PAURA DELLA POLIZIA LA QUALE DURANTE UN CONTROLLO L'AVVERTIREBBE CHE "SE CONTINUATE COSI' FINITE MALE".
    MATTEO MASSIMO, GLI AGENTI, NE SONO SICURO, TE LO HANNO DETTO PER COMPASSIONE GUARDANDOTI. SE GLI AVESSI DETTO DI ESSERE UN TESTIMONE AL PROCESSO PER L'IRRUZIONE ALLA DIAZ NON SE LO SAREBBERO NEANCHE SOGNATO DI DIRTI UNA COSA DEL GENERE. SIETE IRRECUPERABILI.
    [SM=x165052] [SM=x165052] [SM=x165052]
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    Riminese.34
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    00 24/03/2006 09:03
    Poverino, il fatto e' che quella gente -prima o poi- finisce male davvero! [SM=g27760] [SM=g27760] [SM=x165081]
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    webcop
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    00 24/03/2006 09:12
    Re: AGGIORNAMENTO DA GENOVA

    Scritto da: |=Morpheus=| 24/03/2006 1.25
    PER CAPIRE COSA? MATTEO MASSIMO - 30 ANNI - CHE HA PAURA DELLA POLIZIA LA QUALE DURANTE UN CONTROLLO L'AVVERTIREBBE CHE "SE CONTINUATE COSI' FINITE MALE".
    MATTEO MASSIMO, GLI AGENTI, NE SONO SICURO, TE LO HANNO DETTO PER COMPASSIONE GUARDANDOTI. SE GLI AVESSI DETTO DI ESSERE UN TESTIMONE AL PROCESSO PER L'IRRUZIONE ALLA DIAZ NON SE LO SAREBBERO NEANCHE SOGNATO DI DIRTI UNA COSA DEL GENERE. SIETE IRRECUPERABILI.
    [SM=x165052] [SM=x165052] [SM=x165052]



    Ovvio che no, lo credo anch'io.
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    00 24/03/2006 13:32

    Scritto da: Riminese.34 24/03/2006 9.03
    Poverino, il fatto e' che quella gente -prima o poi- finisce male davvero! [SM=g27760] [SM=g27760] [SM=x165081]



    quale *gente*, Riminese?
    I testimoni al processo per la Diaz? I collaboratori di indymedia? Quelli che girano con il capo rasato ed un giubbotto nero?
    Ohibò!... e non son tutte attività legittime? :-O

    ziadada
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    00 24/03/2006 15:13
    Re:

    Scritto da: ziadada 24/03/2006 13.32


    quale *gente*, Riminese?
    I testimoni al processo per la Diaz? I collaboratori di indymedia? Quelli che girano con il capo rasato ed un giubbotto nero?
    Ohibò!... e non son tutte attività legittime? :-O

    ziadada


    Certamente sono attivita' legittime, mi riferivo invece a chi vede sempre e comunque il complotto dietro l'angolo, anche in un innocuo controllo di documenti. Secondo me finire male significa anche prendere una denuncia per calunnia, ma cos'e' sono solo io che quando mi fermano per un normale controllo stradale sto zitto in macchina ed aspetto che finiscano gli accertamenti senza fare casino coi giornali?
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    00 24/03/2006 17:12

    Scritto da: Riminese.34 24/03/2006 15.13

    Certamente sono attivita' legittime, mi riferivo invece a chi vede sempre e comunque il complotto dietro l'angolo, anche in un innocuo controllo di documenti.



    oooopsss scusami non avevo capito un fico! [SM=g27759]

    ziadada
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    00 24/03/2006 17:17
    Scusami tu perche' non mi ero spiegato meglio subito [SM=g27758]
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    00 10/04/2006 20:16
    Mi sembra giusto riportare un articolo de "Il Giornale" dove viene riportata la biografia di Francesco Caruso:


    Caruso, un «disobbediente» con patrimonio da latifondista
    - di Paolo Bracalini -



    Il disobbediente Francesco Caruso, candidato di Rifondazione comunista alla Camera, è un latifondista milionario. Lui, che agli elettori promette l'esproprio delle seconde case, è proprietario di uliveti, vigneti, terre da agrumi, terreni da pascolo e immobili, sparsi tra vari comuni in provincia di Cosenza, frutto del generoso lascito di uno zio.
    La visura catastale su terreni e fabbricati intestati al leader dei no global meridionali Francesco Saverio Caruso, è lunga sette pagine.
    Nei comuni calabresi di Longobucco, Calopezzati, Corigliano Calabro, nel Cosentino, il giovane no global è un padrone a cui dare del voi. Ha proprietà, immobili e terre, per un valore enorme. Sei appezzamenti tra terreni da pascolo e uliveti in località Calopezzati. Una frazione di un vasto agrumeto a Corigliano Calabro, metà proprietà di due terreni da 15 e 9 ettari a Longobucco, dove possiede anche una frazione di due appartamenti di 5 locali. Nella sua rendita catastale figurano poi altri 35 terreni (vigneti, uliveti e pascoli) sempre a Longobucco. Tra cui un uliveto di 54 ettari e un altro di 60, un querceto di 22 ettari, un frutteto di 38 ettari, poi pascoli e campi a perdita d'occhio. Nel complesso, una proprietà da latifondista coi fiocchi.
    Ma anche da papà e mamma non è mancato nulla al giovane Francesco, antagonista cresciuto negli agi della ricca famiglia beneventana prima di trasferirsi nell'Officina 99 e nel centro sociale Ska di Napoli, dopo l'università a Bologna, la laurea all'Istituto universitario Orientale di Napoli e la scoperta del mondo dei centri sociali.
    Con i genitori e il fratello ha vissuto per anni, fino alla fine del liceo, in un superattico di 350 mq nel centro storico di Benevento, nella lussuosa via Calambra. Appartamento in cui la famiglia Caruso stava in affitto, con un canone di favore. Proprietaria dell'immobile erano infatti le Ferrovie dello Stato, di cui il padre era - oggi è in pensione - un dirigente, chiamato a Benevento dalla sua Calabria per realizzare un importante intervento infrastrutturale sulla rete della città campana.
    E forse il contrappasso, la carriere edipica di Francesco, comincia proprio così, dal padre. Ingegnere capo delle Fs, governatore regionale dei Rotary, fu propio lui a progettare le infrastrutture dell'Alta velocità a Benevento, un viadotto e il tunnel ferroviario, opera che oggi permette di viaggiare in eurostar da Benevento a Foggia in poco più di un'ora. Strano pedigree per il movimentista che blocca i binari, sabota i cantieri e promette battaglia agli alleati che tentennano sul no alla Tav.
    «Quando ero piccolo mio padre mi diceva: se vai alla manifestazione ti rifilo due ceffoni. E io col cavolo che ci andavo». Per diventare ribelle Francesco ha aspettato la maturità. Adesso può vantarsi di avere 12 avvocati per le sue 29 cause giudiziarie aperte. Al Rotary ha preferito il Chiapas, ma alle proprietà non ha rinunciato.
    Qualcuno dica a Bertinotti che il curriculum del suo capolista in Calabria sembra uscito dai registri di uno yacht club di Montecarlo. O forse il leader già lo sa, perchè non è così nuovo il caso di un antagonista che sotto il materasso nasconde un patrimonio da ricco borghese. Ma Caruso li supera tutti, e anche in questo è un no global sui generis: l'unico che partecipa ai cortei in bicicletta per non faticare, e che a Seattle, dopo un assalto al McDonalds's interrogato dalla Cnn sui motivi della protesta così rispondeva: «Nun lo saccio, chillo panino è bbuono assai». Ma lo conoscono meglio a Benevento, dove le malelingue stavolta aggiungono: «Tanto se gli va male in politica, i soldi per arrivare a fine mese non gli mancano di certo». Per lui, San Precario non ha bisogno di preghiere.
    FONTE:IL GIORNALE



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    00 11/04/2006 00:37
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    Re:

    Scritto da: soldato.blu 11/04/2006 10.15
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    Re: Re:

    Scritto da: Riminese.34 11/04/2006 21.43
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