esproprio su beni di fs

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lillo1
00sabato 26 luglio 2008 14:52
ma secondo voi i beni immobili di ferrovie dello stato (o di come si chiama ora chi lo sa) sono espropriali?
mi riferisco a beni non più strumentali all'esercizio del pubblico servizio, naturalmente, tipo ex sedimi ferroviari di linee dismesse (e smantellate da tempo) e di aree circostanti stazioni e caselli dismessi, compresi i fabbricati.
Arcam
00sabato 26 luglio 2008 20:04
Non mi risulta che i beni demaniali siano espropriabili .
E' più facile il contrario ,su un testo della Pirola del 1977 in merito alle servitù ferroviarie si richiama ancora la legge 20 marzo 1865 n. 2248.

Piuttosto penso che possano essere presi degli accordi tra ferrovie e comune ,recentemente ho visto che aree residuali sicuramente appartenenti alle ferrovie se ne è provveduto al recupero con parcheggi ,girdini etc .

Lo stesso fabbricato dove c'era l'appartamento del capostazione ,è stato ristrutturato e ceduto ad una ssociazione che ha rifatto anche la facciata ,così è finito anche quel senso di abbandono,la zona è più vivace controllata e i pendolari sono più tranquilli.

Purtroppo i testi aggiornati sulla materia li ho in ufficio ....a lunedì quindi. [SM=g27823]
lillo1
00domenica 27 luglio 2008 21:17
i beni demaniali non sono espropriabili. ma la domanda che mi sorgeva, e che forse ho posto male è: quelli di cui sopra sono beni demaniali??
- "le strade ferrate" e le loro pertinenze, fanno parte del demanio pubblico "se appartengono allo stato" (art. 822 c.c., demanio "accidentale"). il demanio "accidentale" è, appunto, accidentale, perchè ciò che definisce la demanialità non è la natura del bene (come nel caso del comma 1 dell'822 - lido del mare, spiaggia, rade, porti fiumi, torrenti ecc..), ma proprio il fatto dell'appartenenza allo stato. (e difatti sono sempre esistite delle ferrovie private, i cui beni, evidentemente, non erano demaniali). ora, poichè mi pare che oggi le ferrovie non siano più di proprietà dello stato, ma di società che, benchè pubbliche, sono un soggetto diverso dallo stato, mi domandavo se c'è qualche norma che equipari, ai fini della demanialità, questa situazione a quella normata dall'822 comma 2 c.c.

- inoltre, il codice civile parla appunto di "strade ferrate"; la dottrina e la giurisprudenza hanno sempre incluso nel c.d. "demanio ferroviario", oltre alle strade ferrate vere e proprie, le pertinenze e i beni occorrenti all'esercizio e conservazione delle ferrovie, quali i fabbricati, le stazioni ecc..
quindi sembrerebbe che ciò che rileva, ai fini della demanialità, sia la funzionalità all'esercizio del servizio di trasporto ferroviario (e ciò mi pare ovvio e ragionevole). ma se tale funzionalità non esiste più, perchè la ferrovia è stata dismessa 40 anni fa (non esistono neanche più i binari), si può ancora sostenere la demanialità?
Arcam
00lunedì 28 luglio 2008 15:31
Mi dispiace ma sui testi che ho non ho trovato nulla di più specifico
lillo1
00lunedì 28 luglio 2008 22:01
Re:
Arcam, 28/07/2008 15.31:

Mi dispiace ma sui testi che ho non ho trovato nulla di più specifico




apprezzo l'impegno ... [SM=g27823] [SM=g27822]



marco panaro
00martedì 29 luglio 2008 00:03
Ho provato a fare una ricerca, ma pare che la questione sia controversa.
Arcam
00martedì 29 luglio 2008 17:03
Panaro al servizio di sua maestà britannica ....0.03 meglio di bond ,james bond ....ma che orari per i pareri [SM=g27828]...il caldo ? [SM=g27820]
marco panaro
00mercoledì 30 luglio 2008 01:01
Anche il caldo, sì [SM=g27827]
Arcam
00mercoledì 30 luglio 2008 09:20
Qualcosina di un testo molto vecchio.. di Michele Rossano l'espropriazione per pubblica utilità ediz. UTET (1964).. che mi ero dimenticato di avere.
cap p.12-I beni demaniali inammissibilità della loro espropriazione per pubblica utilità (omissis)
p.13 legittimazione ad eccepire la demanialità del bene nel caso di espropriazione per pubblica utilità dello stesso (.stralcetto.2 inquanto il bene se demaniale è oggettivamente nmon espropriabile :la demanialità non può considerarsi nel senso di un rapporto di relazione tra un singolo e un bene ma ha carattere di assolutezza."...." un provvedimento che pronunci un'espropriazione di un bene non espropriabile ,cioè un provvedimento giuridicamente inesistente come provvedimento di espropriazione.
p.14_ caso di espropriazione di un bene demaniale effettuata con legge: E' stato osservato in dottrina che il proincipio secondo cui non è ammessa l'espropriazione di beni demaniali non deve intendersi in senso rigido in quanto dovrà ritenersi possibile in forza di un provvedimento legislativo speciale che ,nei rigurdi di un determinato bene demaniale ,tolga efficacia all'atto generale (!!!) di destinazione ,imponendo al bene medesimo una nuova.Ma in tale caso non si ha un'espropriazione bensì un provvedimento che elimina il carattere di demanialità del bene e lo trasferisce ad altri,non un trasferimento coattivo da un soggetto ad un altro..

P.15 i beni demaniali delle provincie e dei comuni soggetti al regime di demanio opubblico,inammissibilità della loro espropriazione per pubblica utilità. Stralcio..2In proposito si è considerato che l'espropriazione in tanto è ammissibile in quanto venga meno la destinazione del bene nel modo stabilito dalla legge (art. 828 cpv) e tale destinazione ,se non è fatta cessare dall'autorità competente per legge ,non lo può da quella competente a dichiarare l'espropriazione per pubblica utilità,alla quale è attribuita competenza di valutazioni di interessi pubblici diversi.
Si è ritenuto quindi che debbasi ricorrere ad "accordi",se trattasi di amministrazioni distinte dallo stato e in mancanza di accordo che debba intervenire l'organo sttatle destinato a mantenere l'unità dell'azione politica ed amministrativa dello stato e cioè il consiglio dei ministri...

"deve osservarsi che l'espropriabilità dei beni indisponibili non è giuridicamente inesistente ,come nel caso dei beni demaniali ma illegittimo.... [SM=g27823]

Michele Dei Cas
00mercoledì 30 luglio 2008 11:24

Approfitto per inserire un ulteriore elemento di riflessione (pro domo mea stavolta): i parcheggi al servizio delle stazioni ferroviarie devono essere a carico di Trenitalia?
Da noi li concedono in affitto (a caro prezzo) al Comune (che, certo, non li usa solo per la stazione). E' giusto?


Per la demanialità e l'espropriabilità dei rottami ferroviari, se ti possono essere utili, ho trovato due cosette:
1) "La nozione di demanio ferroviario alla luce delle nuove disposizioni. Come è noto la L. n. 210/85 (in particolare l’art. 15) ha trasferito la proprietà dei beni appartenenti all’allora Azienda Autonoma delle Ferrovie dello Stato, in capo all’Ente Autonomo Ferrovie dello Stato, poi divenuto, ai sensi del D.L. n. 333/92, Ferrovie dello Stato S.p.A.; successivamente, in seguito alle apposite disposizioni contenute nelle leggi finanziarie 1997 e 1998, è stato chiaramente definito che tutti i beni iscritti al bilancio della società Ferrovie dello Stato S.p.A., alla data del dicembre 1997, sono di proprietà della medesima azienda. Ritiene il Collegio di dover subito chiarire come tale disposizione non abbia però mutato la natura giuridica dei beni strettamente serventi l’esercizio ferroviario (il già c.d. demanio ferroviario) che continuano ad essere nella piena disponibilità di Ferrovie dello Stato per gli specifici e strumentali usi previsti dalla legge, per cui se l’accezione di formale e rigida “demanialità” può in qualche misura ritenersi superata, (ma sul punto, complice la confusione normativa, la riflessione è ancora aperta), è indubbio che trattasi di una proprietà speciale finalizzata all’esclusivo esercizio ferroviario, con tutte le cautele e le garanzie che tali finalità comportano". Consiglio di Stato, Sezione V - 4 giugno 2003 - sentenza n. 3074

2) Sabato 24 aprile 2004 si è tenuto a Milano, presso i laboratori del Politecnico di Architettura, il previsto Seminario di studio e di approfondimento sul tema delle ferrovie dismesse organizzato dalla nostra Confederazione. Il tema è particolarmente vivo perché riguarda uno dei cardini per la costruzione di una rete nazionale di mobilità dolce: il recupero, appunto, delle infrastrutture territoriali dismesse e delle ferrovie in particolare. All'incontro hanno partecipato esperti, membri di Co.Mo.Do, studenti, ricercatori; in totale una trentina di persone, nell'arco dell'intera giornata.
Ha aperto i lavori Francesco Midiri, giurista dell'Università Cattolica di Milano. Il patrimonio ferroviario fisso - secondo Midiri - è un bene pubblico e appartiene, nello specifico, alla schiera dei beni demaniali accidentali, conferiti allo Stato, alle Regioni ecc. In quanto tale, il patrimonio fisso ferroviario - il suo sedime, in particolare - dovrebbe essere ritenuto un bene non alienabile e non espropriabile ma il suo trasferimento nel comparto delle Ferrovie dello Stato ha comportato una trasformazione del regime, assegnato al bene stesso: da bene di demanio accidentale a bene patrimoniale disponibile. Si tratta, in ogni caso, di un tema di discussione giuridica ancora aperto in cui, ad esempio, emerge la posizione assunta dal Consiglio di Stato che considera il bene patrimoniale ferroviario un bene di pubblico servizio il quale , di conseguenza, è assolutamente indisponibile.
Non è un caso che, per favorire il riuso o l'alienazione dell'infrastruttura ferroviaria, sia sempre necessario un atto formale di dismissione del servizio, dunque del servizio pubblico di trasporto. Attualmente le Ferrovie dello Stato (RFI) esercitano un diritto di alienazione del loro patrimonio fisso con conseguente mutamento della destinazione d'uso. Da ciò si evince che il mancato utilizzo del sedime da parte di una società esercente non è sufficiente a rendere il sedime stesso liberamente disponibile per altri usi. Altra cosa è invece l'impianto di una variante a un tracciato ferroviario già esistente. In questo caso esiste una sdemanializzazione di fatto poiché il servizio non è cessato ma trasferito su una nuova sede.
Esiste poi il caso, non infrequente, delle ferrovie private o date in concessione. Allo scadere della concessione sono le Regioni a ricevere la proprietà del bene e a ridefinire l'atto di sdemanializzazione.
Tullio Berlenghi, funzionario della Camera dei Deputati, ha precisato che l'attuale processo di cartolarizzazione dei beni pubblici non inerisce il patrimonio ferroviario. Sempre Berlenghi, nella sua esposizione, ha sostenuto la necessità di apporre un preciso vincolo di natura monumentale su questo patrimonio al pari di altri importanti beni culturali.
Come ha illustrato Alessandro Toccolini dell'Università degli Studi di Milano, Presidente dell'Associazione Italiana Greenway, il tema della conservazione e della valorizzazione delle infrastrutture che innervano il teritorio, anche quando hanno dismesso le originarie ragioni utilitaristiche, possono sovente trovare nuove opportunità funzionali ed economiche e comunque sono sempre depositarie della storia sociale ed economica del Paese, sono testimonianze spesso rilevanti di tecnica ed architettura, sono elementi caratterizzanti del paesaggio. In altri termini risorse culturali e ambientali in senso pieno.
Un primo censimento, ancora approssimativo, individua oltre 5.000 chilometri di linee ferroviarie dismesse sparse su tutto il territorio nazionale e nelle più disparate condizioni. Di questi, 2500 km sono in proprietà delle Ferrovie dello Stato e ben 650 dipendono da recenti varianti di tracciato (costruzione di direttissime, gallerie ecc.). Certamente non tutte le ferrovie dismesse sono suscettibili di recupero e molto diverse possono essere le modalità di riuso: la riattivazione come ferrovia turistica, la trasformazione in percorso ciclabile, la semplice conservazione e valorizzazione di manufatti, tracciati, ecc. come museo di archeologia industriale disteso nel paesaggio. Modalità di riuso, peraltro, non necessariamente alternative tra di loro, ma spesso compresenti. Certamente interessante anche l'ipotesi dei Rail Banking, collaudata dall'associazione americana Rail to Trail, ovvero la semplice acquisizione del sedime senza alcuna immediata ipotesi di trasformazione.
A Vincenzo Barone, economista, è toccato il compito di illustrare le possibili fonti di finanziamento dei progetti di recupero delle ferrovie dimesse a livello comunitario, nazionale e regionale. In particolare, si è soffermato sulle fonti di finanziamento comunitarie dei programmi Interreg (sviluppo locale) e Leader (sviluppo rurale). Si è anche accennato a casi di recuperi di ferrovie in Paesi stranieri effettuati con fonti di finanziamento di questo tipo.
Silvio Cinquini, Presidente dell'Associazione Ferrovie Turistiche Italiane, ha sostenuto la non conflittualità tra l'eventuale riuso ferroviario dei sedimi dimessi e la loro trasformazione in greenway. Ha inoltre denunciato la difficile situazione di alcune ferrovie dismesse, dove ogni ipotesi di riutilizzo viene negata da disposizioni normative o incagli burocratici poco comprensibili. Si è fatto, ad esempio, il caso della Poggibonsi-Colle Val d'Elsa dove l'impiego di velo-rails viene tuttora impedito dall'Amministrazione Ferroviaria.
Significative sono le esperienze illustrate nel corso del meeting da Roberto Busi, del CeSCAm-Università di Brescia, sul riutilizzo del sedime ferroviario dismesso nella città di San Remo; da Maria Concetta Parrinello della Regione Sicilia sui programmi di riuso e valorizzazione di un primo lotto dei 650 km di rete in disuso nell'isola; e dai rappresentanti delle associazioni che gestiscono le pochissime ferrovie turistiche attualmente attive in Italia.
Antonio Della Venezia (FIAB) ha sostenuto l'importanza di una conoscenza più approfondita del problema anche all'interno delle sezioni locali aderenti a CoMoDo e ha pure ricordato che la stessa Legge 366 sulla mobilità ciclabile contiene espressamente il riferimento al recupero preferenziale dei sedimi dismessi. Si è pure accennato all'eventualità di una pubblicazione sull'argomento. Roberto Furlani (WWF Italia) ha invece sostenuto la necessità di un convegno nazionale sull'argomento che sia al tempo stesso di sensibilizzazione e di spinta operativa. In una replica, infine, Alessandro Toccolini ha proposto l'urgenza di un progetto di legge sulla tutela e sul riuso delle ferrovie dismesse.
Nel pomeriggio sono state avanzate alcune proposte operative. Albano Marcarini ha evidenziato come, attraverso una mobilitazione dal basso, realizzabile con l'appoggio delle sezioni locali delle associazioni aderenti a CoMoDo, sia possibile sperimentare un piano d'azione per due o tre casi campioni di ferrovie riciclabili da scegliere in tutta Italia. Luigi Riccardi ha poi ribadito la necessità di giungere al più presto a una proposta di legge sull'argomento. Di conseguenza, le uscite operative del seminario si possono distinguere in mobilitazione e sostegno legislativo. Nel primo caso si è stabilito, su proposta di Alberto Conte, di seguire con particolare attenzione il caso della ex-ferrovia Voghera-Varzi, in Lombardia. Si tratta di una ex-linea, dismessa in diversi tempi, già largamente studiata e sulla quale, però, non si affacciano ancora reali interventi di recupero, salvo un brevissimo tratto realizzato a Ponte Nizza. La mobilitazione, in questo senso, potrebbe dar vita a una Giornata della vecchia ferrovia con manifestazioni locali, incontri con i politici locali, ad articoli sui mass-media della zona. Per quanto riguarda invece il sostegno legislativo si è deciso di costituire un gruppo di lavoro, guidato da Roberto Busi, Alessandro Toccolini e da Tullio Berlenghi, per la stesura di una proposta di legge riguardante la tutela e la valorizzazione delle ferrovie dismesse. I primi risultati di tale lavoro dovrebbero essere presentati già all'inizio dell'estate durante la prossima convocazione di CoMoDo, mentre i risultati finali potrebbero essere l'oggetto di un Convegno nazionale, da molti auspicato.
tratto da http://www.fiab-onlus.it/comod_n1.htm

lillo1
00giovedì 18 settembre 2008 22:47
'azz, vedo solo ora questo tuo intervento (a ridosso delle ferie).
grazie per le citazioni, la prima sentenza mi è molto utile.

per i parcheggi... non so; dalle mie parti, per quel che so, i parcheggi a fianco delle stazioni sono stati realizzati dai comuni, su sedimi a volte delle ferrovie (ma non so con che tipo di accordi) e a volte no.
marco panaro
00lunedì 29 settembre 2008 16:10
Vedi anche l’articolo 4 -2^ co.- del dPR n. 327/01 che prevede la possibilità di esproprio di beni facenti parte del patrimonio indisponibile dello Stato od altri Enti Pubblici qualora debba perseguirsi un interesse pubblico che abbia rilievo superiore a quello soddisfatto dalla precedente destinazione.
lillo1
00lunedì 29 settembre 2008 21:23
grazie, anche se qui siamo eventualmente nel campo del demanio e non del patrimonio indisponibile.

cmq ho trovato un comune delle marche che ha espropriato le f.s...
secondo me manco resistono.


Michele Dei Cas
00martedì 30 settembre 2008 08:57
Re:
lillo1, 29/09/2008 21.23:

grazie, anche se qui siamo eventualmente nel campo del demanio e non del patrimonio indisponibile.

cmq ho trovato un comune delle marche che ha espropriato le f.s...
secondo me manco resistono.






secondo me, invece, manco esistono
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