Matriarcato vs patriarcato

boomerkiller
00lunedì 20 novembre 2023 23:19
Quando sento parlare di patriarcato mi perdo. Nella mia famiglia non c'è un effettivo "patriarcato". Le donne hanno lo spazio che compete loro nel fare parte della famiglia e quel ruolo lo promuovono attivamente.
Quando ero bambino ho subito il matriarcato di mia nonna ... anzi, mi correggo, lo abbiamo subito tutti noi nipoti ... poi qualcuno non viveva abbastanza vicino per cui non subiva quotidianamente la gestione pressante di mia nonna, altri ed altre ne sono stati e state decisamente limitati e limitate.
Mio padre pendeva dalle labbra di mia nonna. Mio nonno lavorava, mangiava e andava in chiesa. Non gli ho mai sentito dire qualcosa che riguardasse la gestione della famiglia, comandava mia nonna.
Mia madre ha sempre avuto un ruolo trainante e in conflitto con mia nonna. Di fatto c'erano due fronti, mia nonna con mio padre e mia madre con noi figli. In pratica, intendo dire che non ho proprio idea di come possa essere una famiglia patriarcale ma so benissimo cos'è una famiglia matriarcale con spiccatissima impronta religiosa.
Anche all'oggi, se qualcosa non sta bene a mia madre o a mia sorella o a mia moglie, noi maschi ci attacchiamo perché non si muove nulla.

"patriarcale
agg. [dal lat. tardo patriarchalis]. – 1. a. Che è caratterizzato dalla presenza e dall’autorità del patriarca, nel senso più ampio e generico della parola; in partic., detto di un sistema familiare che faccia capo al padre di famiglia più anziano e che sia insieme improntato a una primitiva semplicità di vita: famiglia, vita p.; costumi patriarcali. b. In antropologia sociale, che si fonda sul patriarcato: fase p.; società p.; in senso più tecnico, si ha un sistema p. quando il più anziano tra i discendenti maschili di un comune capostipite assomma in sé la piena autorità su tutto il gruppo parentale, clan o lignaggio; stadio p., quello che, secondo le dottrine evoluzioniste, sarebbe succeduto all’altrettanto ipotetico stadio del matriarcato. 2. Del patriarca come dignitario ecclesiastico: sede p.; chiesa, basilica patriarcale. In araldica, croce p., croce lunga a doppia traversa, l’inferiore più lunga della superiore, propria dei patriarchi e primati (è detta anche croce di Lorena, o doppia croce) ◆ Avv. patriarcalménte, in modo patriarcale, secondo una consuetudine patriarcale: una comunità patriarcalmente organizzata; giorno della resa di grazie, festa nazionale americana ... in cui è d’obbligo mangiare il tacchino tagliato patriarcalmente dal capo di famiglia in persona (Piovene)."

Ora la mia domanda: in cosa la famiglia matriarcale è preferibile alla famiglia patriarcale?
Trale
00lunedì 20 novembre 2023 23:48
I miei genitori facevano parte entrambi di famiglie patriarcali. Di mio nonno materno avevamo tutti paura proprio ma mio nonno paterno invece era una persona per bene anche se era l'unico capo famiglia che prendeva le decisioni. Mio padre era un capo famiglia pigro, lui andava a lavorare e consegnava lo stipendio a mia madre che doveva fare tornare i conti, cosa assai ardua. Aveva imparato da mio nonno paterno che doveva essere fatto così in famiglia. Anche mio zio, il fratello di mio padre, faceva così. Nella famiglia di mio nonno materno invece, l' uomo faceva tornare i conti e dava semplicemente una paghetta alla moglie. Paese che vai e usanze patriarcali che trovi 😂
boomerkiller
00martedì 21 novembre 2023 08:48
Non lo so Trale, da ciò che è la mia esperienza ... il matriarcato è poco sano quanto il patriarcato. Ma soprattutto la tecnologia ha messo in profonda crisi entrambi. Quando parlo con mio padre e lui mi dice come dovrei gestire la famiglia non posso che rispondere che i suoi tempi non sono più attuali. L'ultima volta ha insistito e gli ho dato il mio smartphone dicendogli di usarlo. Ovviamante non sapeva come fare perché la sua cultura è embrionale rispetto a quella che occorre per usare un device di quel tipo. Qualsiasi ragazzo o ragazza ha una cultura tecnologica enormemente superiore rispetto a coloro che detenevano un "potere" patriarcale. Non credo che ad oggi il patriarcato possa gestire la tecnologia.
Ne viene che non ci vedo un gran che in questi discorsi, qualsiasi persona al disotto dei 40 anni ha una sudditanza relativa rispetto al patriarcato. Se ce l'ha è perché le scorciatoie mentali permettono ragionamenti semplici e non per forzata sudditanza. Conosco tantissime famiglie in cui il "capofamiglia" non sa come gestire i figli, non è che non sa come imporre il patriarcato, è proprio che i figli tecnologicamente gli mangiano in testa.
Gli stessi musulmani che vivono in Italia hanno problemi enormi nel farsi rispettare da figli e figlie.

Non so se il patriarcato o il matriarcato stile mia nonna possono considerarsi qualcosa di opprimente rispetto alla tecnologia.
Mentre nei casi da te riportati, un nonno che temevate non è un capofamiglia bensì una persona debole e mentalmente semplice più incline alla violenza che alla saggia guida della famiglia.
Dalla definizione che ho letto nel dizionario, il patriarca dovrebbe essere autorevole per esperienza e saggezza. Intendo per qualcosa di valido a favore del benessere della famiglia.
Se a capo della famiglia c'è un despota violento che diseduca i figli ed i nipoti, non si dovrebbe parlare di patriarcato in modo negativo. Si dovrebbe parlare di una persona malvagia e cattiva.

Ammetto che sono un po' confuso perché guardandomi intorno non c'è nulla di positivo se noi stessi modifichiamo verso il negativo il significato delle parole.
Trale
10martedì 21 novembre 2023 10:36
Ma allora precisiamo. Fino alla riforma dello stato di famiglia, esisteva il capofamiglia che poteva essere solo l'uomo il quale aveva la facoltà, tra le altre cose, di decidere il luogo di residenza della famiglia. Il matriarcato non è mai esistito, almeno legalmente. Sarà stato debole mio nonno mentalmente ma intanto lui era il capo e aveva potere decisionale sulla moglie e sui figli minori. Mia madre è stata mandata a 14 anni in Danimarca a fare da balia in una famiglia e le è stato impedito di continuare a studiare. Mio nonno poteva per legge picchiare moglie e figli e lo faceva. Non ha fatto nulla di sbagliato per la legge, era un soldato del battaglione San Marco, un uomo esemplare che ha esercitato i propri diritti. Sono la prima dire che vada smantellato ogni residuo di tutto questo. Almeno oggi non esiste più niente di simile al patriarcato e in famiglia si collabora per il bene comune. Poi ci saranno lo stesso famiglie e persone disfunzionali ovviamente ma dei passi avanti sono stati fatti.
Nemes87
00mercoledì 22 novembre 2023 10:35
prendendo le famiglie dei nonni, perché non saprei risalire più indietro nel tempo, entrambi patriarcali, una nonna casalinga, l'altra sistematicamente picchiata (e la sorella di lei lo considerava un diritto del marito)
Dov'ero_io_a_quell'ora
00mercoledì 22 novembre 2023 10:46
@Boomer

io non saprei la differenza, anche perché la differenza la fa il pensiero, non il genere d'appartenenza.
Posso dirti che io ho subìto il patriarcato di seconda generazione, diciamo, poiché mio padre è egli stesso una vittima del patriarcato di suo padre (un'epoca in cui si dava del LEI al proprio genitore...).
Ci ho messo anni ad affrancarmi da ciò e nonostante tutto qualcosa ti entra dentro e non resta che accettare di passare il resto della propria vita cercando di reprimerlo il più possibile perché diventare totalmente un'altra persona non è così facile come spesso lo è a ̶p̶a̶r̶o̶l̶e̶ slogan.

Ho avuto delle compagne ed ho purtroppo avuto degli scatti (MAI di violenza fisica) dovuti a dinamiche viste/vissute da bambino/adolescente. La vergogna che ho provato dopo è stata abbacinante (per me): oltre che prenderne atto e cercarne di averne sempre meno (purtroppo lo 0 sarà sempre irraggiungibile) non saprei che fare se non vivere da solo (cosa che sta succedendo). Ovviamente va da sé che avrei accettato in qualsiasi momento di essere scaricato senza appello. Le mie turbe non possono essere scaricate sugli altri. E viceversa.
Nemes87
00mercoledì 22 novembre 2023 11:02
mi dispiace dov'eroioaquell'ora, però con queste premesse sono sicura che riuscirai a rielaborare la sofferenza e superarla.
Scatti d'ira esagerati che poi fanno provare sensi di colpa e vergogna sono deleteri per se stessi (comunque ritengo che sia molto umano e diffuso), però non mi preoccuperei di arrivare a 0 scatti d'ira in assoluto, a volte ha senso anche incazzarsi, e non è una tragedia, certo un'incazzatura "moderata" e controllata e non la furia distruttiva che travolge tutto
LaPeppa
00mercoledì 22 novembre 2023 11:04
Io sono d' accordo con Trale per questo aspetto: la legge che ratifica un diritto di genere e la fa diventare prepotenza legalizzata.

Dov'ero io a quell'ora parla degli strascichi che lascia.

Dov'ero_io_a_quell'ora
00mercoledì 22 novembre 2023 12:00
Re:
Nemes87, 22/11/2023 11:02:

mi dispiace dov'eroioaquell'ora, però con queste premesse sono sicura che riuscirai a rielaborare la sofferenza e superarla.
Scatti d'ira esagerati che poi fanno provare sensi di colpa e vergogna sono deleteri per se stessi (comunque ritengo che sia molto umano e diffuso), però non mi preoccuperei di arrivare a 0 scatti d'ira in assoluto, a volte ha senso anche incazzarsi, e non è una tragedia, certo un'incazzatura "moderata" e controllata e non la furia distruttiva che travolge tutto



Per mia fortuna economica non distruggo nel senso materiale; solo i rapporti personali. [SM=p4449775]

LaPeppa (V7fd221203), 22/11/2023 11:04:

Io sono d' accordo con Trale per questo aspetto: la legge che ratifica un diritto di genere e la fa diventare prepotenza legalizzata.

Dov'ero io a quell'ora parla degli strascichi che lascia.




Sì, hai ragione. La risposta di Trale è stata più funzionale alla discussione.


Nemes87
00mercoledì 22 novembre 2023 12:02
sì, avevo capito, intendevo anch'io una distruzione immateriale, la furia cieca che ti fa dire delle cattiverie che non pensi, per ferire, e per cui poi ti senti tremendamente in colpa.
Dov'ero_io_a_quell'ora
00mercoledì 22 novembre 2023 12:46
Re:
Nemes87, 22/11/2023 12:02:

sì, avevo capito, intendevo anch'io una distruzione immateriale, la furia cieca che ti fa dire delle cattiverie che non pensi, per ferire, e per cui poi ti senti tremendamente in colpa.



Diciamo che le dico le cattiverie ma più che per ferire perché in quei momenti dico come le cose dovrebbero essere/andare (ovviamente per me). Per quel che vale, ho sempre preteso la stessa brutalità anche verso di me. Sono comunque un sostenitore della "verità" detta nei momenti di rabbia che vale molto più dei momenti di quiete.
È uno dei retaggi che mi porto dietro: mio padre non ha mai avuto quello che si dice "tatto". Anche nel pianto, nella disperazione te lo trovavi da qualche parte con la sua anaffettività. Non so cosa sia un abbraccio da parte sua.
Infatti non riesco ad abbracciare i miei genitori. Un misto di repulsione e disagio. Ma loro neanche li chiedono gli abbracci (a meno che non siano i famigerati biscotti).
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