Deserto fiorito!

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(SimonLeBon)
00venerdì 15 agosto 2008 22:28
2008-08-14 19:41
UN CIMITERO DELL'ETA' DELLA PIETRA RIVELA UN SAHARA RIGOGLIOSO
WASHINGTON - Nel Sahara l'età della Pietra non era grigia, ma verde. Le dune di sabbia erano piante, l'acqua non era un miraggio dovuto alla sete e in quel 'giardino', oggi nudo deserto, vivevano popolazioni di pescatori e cacciatori. E' questa la straordinaria ricostruzione cui è arrivato un gruppo di ricercatori dell'università di Chicago, in collaborazione con l'università italiana di Cassino, dopo aver rinvenuto il più grande e antico 'cimitero' di fossili dell' Età della Pietra mai scoperto nel deserto del Sahara.

L'incredibile ritrovamento promette di svelare presto i segreti della vita quotidiana di due popolazioni che, a partire da 10.000 anni fa, abitarono in un Sahara verdeggiante, un Eden molto diverso dall'inferno di sabbia e sole di oggi. La scoperta, raccontata nel numero di settembre della rivista americana National Geographic, è stata fatta in Niger da un gruppo di ricercatori di Chicago guidato dal paleontologo Paul Sereno. La spedizione era sulle tracce dei dinosauri quando gli studiosi si sono trovati davanti al più grande sito archeologico mai rinvenuto nel deserto africano: una 'tomba' collettiva nella sabbia, contenente i resti di due popoli che vissero in quei luoghi a 1.000 anni di distanza l'uno dall'altro. Sepolture senza nome fino a quando l'archeologa Elena Garcia dell'università di Cassino, non ha dato un volto ai resti umani trovati in oltre 200 fosse scavate nella sabbia: così gli studiosi hanno scoperto che gli scheletri appartengono sia alla popolazione dei Kiffian (che colonizzò il Sahara tra 8.000 e 10.000 anni fa), sia a quella dei Tenerian (che visse in questi luoghi tra 7.000 e 4.500 anni fa).

Pescatori i primi, cacciatori e probabilmente pastori i secondi: le tracce di antichissimi coccodrilli del Nilo lunghi sei metri testimoniano che ai tempi dei Kiffian nella zona doveva esserci un grande lago, mentre i fossili dei piccoli pesci trovati vicino alle fosse dei Tenerian mostrano che, 1.000 anni dopo, l'enorme specchio d'acqua stava già scomparendo. Il sito archeologico - che ha portato alla luce i resti di 40 specie animali, tra cui giraffe, elefanti, pesci - è stato scoperto in una zona che i locali Tuareg chiamano 'Gobero': una landa di sabbia nel Teneré, conosciuto come il 'deserto dei deserti' alle porte del Sahara. Il cimitero delle due popolazioni africane ha portato alla luce tracce di vita quotidiana - arpioni, vasi, attrezzi, manufatti di argilla e gioielli - ma anche una ritualità funeraria scomparsa. Nelle fosse infatti - hanno anticipato gli studiosi - c'é la traccia di un'umanità che soltanto adesso dopo millenni viene restituita dalla sabbia agli occhi del mondo. Così tra le sepolture si scoprono figure che il tempo ha immobilizzato nella loro bellezza, come quella di una madre Tenerian che, dopo 10.000 anni, è ancora adagiata su un letto di fiori (di cui resta il polline fossilizzato) mentre, in un abbraccio eterno, si cinge ai corpi dei suoi due bambini.
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